Pensioni anticipate. Treu (Inps): dal 2015 più flessibilità in uscita

Pensioni anticipate. Treu (Inps): dal 2015 più flessibilità in uscita
Pensioni anticipate. Treu (Inps): dal 2015 più flessibilità in uscita

ROMA – Pensioni anticipate. Treu (Inps): dal 2015 più flessibilità in uscita. Un intervento di manutenzione della Riforma Fornero è necessario secondo l’Inps: il commissario straordinario Tiziano Treu rilancia la discussione su qualche forma di maggiore flessibilità in uscita, vanno trovati dei correttivi per consentire pensioni anticipate.

“Sono convinto sia necessaria qualche forma di flessibilità” in uscita verso la pensione, ha dichiarato il commissario Treu, sottolineando che “la legge Fornero si può migliorare. La legge di stabilità è chiusa ma questo dovrebbe essere un impegno per l’anno prossimo”.

“L’Inps – ha detto Treu – farà proposte per l’introduzione di qualche forma di flessibilità” nella legge Fornero. Ci sono “varie opzioni” tra chi potrebbe pagare l’introduzione della flessibilità, ovvero la possibilità che si esca prima della data di vecchiaia, fissata ad oltre 66 anni (o con oltre 41 o 42 anni di contributi a seconda se si è donna o uomo, ndr).

“Ci sono varie opzioni – ha detto Treu rispondendo ad una domanda se debba essere penalizzato il lavoratore o debba pagare la collettività – anche far pagare un po’ l’uno e un po’ l’altro. Decideremo dopo la legge di stabilità. Questo dovrebbe essere uno degli impegni dell’anno prossimo”. La richiesta di referendum sulla riforma Fornero sulle pensioni “farà il suo iter ma gli ultimi referendum approvati sono di venti anni fa”. 

Le opzioni sul tavolo. Di maggiore flessibilità  in uscita che modifichi, ma non stravolga completamente, l’impianto della legge Fornero, se ne discute già dal giorno seguente il varo della riforma. Un cantiere aperto, ricorda Luca Cifoni su Il Messaggero di oggi.

Prestito previdenziale. C’è la proposta dell’ex capo dell’Inps Giovannini del cosiddetto prestito previdenziale: uscita anticipata di almeno due anni con il datore di lavoro che continua a versare i contributi che il pensionato restituirà attraverso piccole trattenute mensili.

Penalizzazioni del 2%. Quindi l’ipotesi suggerita dall’ex ministro Cesare Damiano (Pd): considerando l’attuale riferimento di 66 anni per l’uscita, si consentirebbe una finestra tra i 62 e i 70 anni in cui si può scegliere di uscire prima o dopo dal lavoro: chi va via prima accetta un 2% di decurtazione l’anno sull’assegno, chi va via dopo, al contrario, incassa una pensione più sostanziosa.

Opzione donna. La terza ipotesi è stata già sperimentata per le lavoratrici donne: chi esce anticipatamente accetta che il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo (più penalizzante del retributivo).

 

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