Pensioni giornalisti. Da Torino manifesto contro Camporese

Pensioni giornalisti. Da Torino manifesto contro Camporese
Andrea Camporese. Da Torino manifesto contro

TORINO –  Una raccolta di firme sotto questa lettera aperta è stata promossa da Salvatore Rotondo, giornalista della Stampa in pensione. Ecco il testo e i nomi dei firmatari al 12 settembre 2015.

Al Presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti, Andrea Camporese, al Consiglio di Amministrazione Inpgi, al Consiglio generale Inpgi, alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento editoria, ai Ministeri vigilanti del Lavoro e Politiche sociali e dell’Economia e Finanze, al Presidente della Commissione senatoriale Lavoro e Previdenza sociale, Maurizio Sacconi, al Presidente della Commissione bicamerale di inchiesta di indirizzo, vigilanza e controllo,  sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, Lello Di Gioia, all’Ordine nazionale dei Giornalisti, alla Federazione nazionale Stampa italiana.

“Siamo un gruppo di giornaliste e giornalisti pensionati e in attività che si è spontaneamente aggregato per discutere sulla Riforma dell’Inpgi, votata il 27 luglio 2015 dal Consiglio di amministrazione.

Una riforma che contestiamo e che servirà a poco.  Innanzitutto sottolineiamo la scarsa credibilità di un vertice che fino  a pochi mesi fa rassicurava sulla tenuta dell’Istituto, pur sapendo che da alcuni anni la situazione peggiorava, e che quindi non ha agito con la dovuta tempestività.

Adesso il presidente dell’Istituto, Andrea Camporese, probabilmente preoccupato per una credibilità personale che sta calando vistosamente (per le vicende giudiziarie che lo coinvolgono e per le polemiche sul suo compenso che è  il triplo di quello del presidente dell’Inps), vorrebbe far pagare agli iscritti il conto di un bilancio squilibrato.

La Riforma avrebbe molti aspetti da rivedere, ma uno contro cui lottare con tutte le nostre forze: il taglio delle pensioni, imposto con la definizione “contributo di solidarietà“, senza aver prima consultato o anche soltanto avvisato i “solidali”.

Intendiamo opporci perché la maggior parte di noi sono pensionati? No, perché si tratta di un attacco ai diritti costituzionali (articoli 3 e 5) che in Italia non ha precedenti. È un atto illegale perché l’Inpgi, in ragione della legge istitutiva e dello Statuto, non ha alcun potere di sforbiciare le pensioni pregresse.

La Corte di Cassazione aveva già ribadito, con sette sentenze concordi ed una contraria, che le Casse private non possono imporre un cosiddetto “contributo di solidarietà” che taglia le pensioni con un atto amministrativo. Martedì 8 settembre la sentenza n. 17742 a Sezioni Unite, che ha forza di legge, chiude definitivamente la disputa, purtroppo con un distinguo per le pensioni maturate dopo il 1° gennaio 2007.

L’Inpgi dovrà inevitabilmente rivedere l’impianto della Riforma. È significativo che la rappresentante del ministero del Lavoro nel Consiglio di amministrazione non abbia votato la riforma, mettendo in guardia il Cda sui risvolti incostituzionali del prelievo forzoso sulle pensioni. Né ha rilievo il fatto che tentino di convincerci che sarà solo per 5 anni. Perché, alla luce delle ultime drammatiche notizie sui calcoli attuariali, commissionati ma non resi pubblici dall’Inpgi, sappiamo benissimo che nel 2021 i tagli verranno riconfermati e che ce ne imporranno presto di più gravosi.

Ricordiamo che da quasi 5 anni  anche i giornalisti pensionati del nostro Istituto subiscono il blocco della perequazione, anch’esso incostituzionale, con conseguenti pesanti riduzioni e danni perenni, e che mille giornalisti da un anno e mezzo hanno subito il  taglio della pensione in quanto superiore a 91.250  euro lordi l’anno (legge Letta del 2013). Per effetto di questi provvedimenti, decisi da governo e Parlamento, l’Inpgi ha già beneficiato di risparmi per 20 milioni di euro. Sia chiaro: noi non difendiamo, senza se e senza ma, i cosiddetti diritti acquisiti. C’è una gradualità di valori che va considerata. Il rispetto di un patto sociale, garantito ad un cittadino che lascia il lavoro per entrare in una nuova fase della sua esperienza sapendo di contare su un livello di reddito che gli assicuri una vita dignitosa, non è paragonabile, ad esempio, al vitalizio di un deputato che ha occupato per cinque minuti uno scranno in Parlamento.

Abbiamo fiducia che i ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), per le ragioni che abbiamo elencato, bocceranno il progetto. Ma non è una buona ragione per aspettare passivamente che altri decidano il destino di un diritto inalienabile. E se, nonostante tutto, la Riforma dovesse passare, l’Inpgi deve sapere che sarà investito da una raffica di cause. Noi lottiamo per impedire un precedente che lederebbe una tutela collettiva,  che appartiene alla generazione dei nostri padri, alla nostra e a quella dei nostri figli. E il nostro atteggiamento non può essere condizionato dal valore economico in gioco. Diremmo di no anche se si trattasse di perdere un solo euro. Per questo invitiamo altri colleghi e – ci teniamo a dirlo – non solo pensionati, a compattare il fronte del no. Per battere una riforma illegittima e anticostituzionale, che se passasse creerebbe un precedente gravissimo, danneggiando tutti i pensionati, di tutti gli Istituti, e tutti i lavoratori che pensionati prima o poi diventeranno.

Invece di tentare di varare riforme illegittime, l’Inpgi deve finalmente avviare una lotta senza quartiere al lavoro nero e all’elusione contributiva. Non è  il momento di scorciatoie inutili, ma di interventi strutturali: in primis deve scendere in campo insieme con il sindacato nel contrasto al lavoro nero soprattutto in siti, emittenza locale e nazionale ed informazione “clandestina” varia.

Non si tratta di difendere una casta, ma di applicare  contratti di lavoro come in tutte le categorie. Il giornalismo è una  professione nella quale dilaga il lavoro nero, non meno che fra gli edili e i braccianti. La condizione di illegalità diffusa sottrae grandi risorse all’Istituto  e inquina il mercato dell’informazione. In secondo luogo occorre che vengano versati all’Inpgi i contributi di quanti operano a vario titolo nel settore della comunicazione (oltre 15 mila persone) e che oggi finiscono in gran parte nelle casse dell’Inps. Infine sarebbe indispensabile una riforma della legge 416/1981, che ha permesso l’espulsione dalle redazioni di migliaia di colleghi. La legge 416  ha consentito infatti prepensionamenti a raffica, anche con crisi aziendali soltanto “previste”. Il nostro Istituto è così diventato il bancomat degli editori e ne ha pagato a caro prezzo carenze, miopie, incapacità, furbizie.

Abbiamo in cantiere una serie di iniziative. Innanzitutto è stata inviata all’Istituto una raccomandata a/r per chiedere, in base allo Statuto, che si richiama alla Legge 7 agosto 1990, n. 241,  l’accesso al verbale della seduta del Cda del 27 luglio in cui è stata approvato il progetto. Abbiamo infatti seri dubbi anche sul rispetto del Regolamento dell’Inpgi nell’iter procedurale. Quindi l’Istituto verrà legalmente diffidato a dar corso al progetto, perché comprendano che non abbasseremo la testa.

Per aderire: salvatore.rotondo@libero.it
Le firme
Salvatore Rotondo,Paolo Girola,Edoardo Girola, Franco Abruzzo, Carola Vai, Alberto Gaino,Fabio Vergnano,Dario Corradino,Giorgio Barberis, Vittoria Doglio,Alma Toppino,Silvano Costanzo,Giorgio Lombardi, Stefanella Campana,Carlo Cavicchioli,Guido Ercole,Rino Cacioppo, Maurizio Lupo,Maurizio Caravella,Cristiano Chiavegato,Gigi Mattana,Donatella Giacotto,Alessandro Di Giorgio,Roberto Travan, Damaride Moccia,Tiziana Longo,Eleonora Bertolotto,Franco Caresio, Giorgio Viglino,Gianfranco Bianco,Paolo Poletti,Paolo Viberti,Giorgio Viberti,Cesare Gerosa,Fiorenzo Panero,Francesco Fornari,Livio Burato,Enrico Demaria,Mauro Marras,Giovanni Capponi,Vincenzo Tessandori,Sergio Ronchetti,Gigi Padovani, Marco Sartorelli,Salvatore Lo Presti,Cosimo Mancini,Ivano Barbiero,Piercarlo Alfonsetti,Pier Paolo Cervone,Marcella Ciarnelli,Sandro Picchi,Stefania Giacomini,Gerardo Pelosi,Paolo Figus, Alessandra Spitz,Alessandra Longo,Mauro Valinotto,Romano Bartoloni,Paola Cascella,Augusta Itti Drioli,Mario Antolini,Roberto Turno,Cinzia Romano,Gianfranco De Turris,Paolo Scandaletti, Angelo Belmonte,Emanuela Franchini,Paolo Cantore, Carlo Cerbone,Paola Orefice,Ezio Pasero,Paolo Palma,Giuseppe Sangiorgi,Luigi Cavallo,Stefano Menicucci,Beppe Lopez,Oriano De Ranieri,Emanuele Imperiali,Giovanni Garofalo,Francesco Damato,Innocenzo Cruciani,Paolo Cacace,Riccardo Bormioli,Ottorino Gurgo,Lucio Attilio Leante,Cesare Pucci,Antonio Toto Torri,Simone Torri,Piero Torri,Rosa Lampugnani,Mario Giobbe,Gregorio Catalano,Teresa Bartoli,Francesca Cusumano,Gabriella Vasile,Francesco Cuozzo, Daniela Luciano,Claudio Rizza,Dario de Marchi,Domenico Del Giudice,Franco Colasanti,Elvio Sarrocco,Pierfrancesco Frerè, Francesco Faranda,Paolo Fantini,Egidio Guida,Daniela Luciano,Danila Bonito,Maria Palma Javarone,Ernesta Miscia,Elio Cadelo,Carlo Sacchettoni,Bruno Barracchia,Giuseppe Pecoraro, Angelo Fochetti,Alfredo Orlando,Maria Luisa Grossi,Mauro Bene,Ulderico Piernoli,Pietro Veronese,Michele Concina,Rossella Lama,Stefano Trincia,Luciana Capretti,Fabio Isman, Giorgio Levi, Enzo Arcuri.

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