ROMA – Pensioni d’oro, contributo a 150 mila €, ma il Governo: “Abbasseremo la soglia”. Busta uno o busta due? Nel quiz legge di stabilità il Governo Letta ha scelto la 1, intendendo la casa e la cancellazione Imu, decidendo invece di sacrificare il capitolo pensioni (e cioè rinunciando all’adeguamento all’inflazione degli assegni oltre tre volte il minimo). E mettendo da parte il contributo di solidarietà sulle cosiddette pensioni d’oro a 90 mila euro (resta il prelievo del 5% su quelle da 150 mila e del 10% su quelle oltre 200 mila).
Mancavano all’appello 200 milioni, stasera si vota la fiducia al Senato. Bisognava scegliere tra le compensazioni ai Comuni (per consentire loro detrazioni sull’Imu) e la rivalutazione piena delle pensioni fino a due mila euro (quattro volte il minimo): ha vinto la casa. Ma sul prelievo dorato il Governo ci tornerà, nonostante due sentenze contrarie della Corte Costituzionale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini (Pd), intervistato dall’Unità, promette: “Sulle pensioni non è detta l’ultima parola. Noi consideriamo la questione ancora aperta, e puntiamo a reperire più risorse dalle pensioni d’oro”.
Aspettando la rivincita alla Camera (stando alle parole di Legnini) resta lo status quo sulle rivalutazioni: piena fino a tre volte il minimo (1500 euro), 90% fino a 2mila, 75% fino a 2500, 50% fino a 3000, oltre sei volte il minimo nessuna rivalutazione. Prima conseguenza del blocco, lo stop all’idea di abbassare l’asticella del prelievo del 5% alle pensioni d’oro (90 mila euro ma si voleva abbassare l’asticella a 75 mila euro). Cioè, dobbiamo capire, che l’uno avrebbe finanziato l’altro? Difficile vista la sproporzione tra le due platee contributive.
Non sembra che il problema sia la legittimità costituzionale, visto l’annuncio che la questione verrà ripresa alla Camera. Dove anche l’indicizzazione delle pensioni rientrerà dalla finestra perché, come ha sostenuto Stefano Fassina, è “un impegno che il governo vuole perseguire alla Camera”, biasimando il mancato intervento in materia a Palazzo Madama.
Tentativo ad alto grado di non fattibilità costituzionale, a meno che non si tratti di un gioco delle parti a fini elettorali, con la riproposizione dello schema egualitario per cui i ricchi titolari di pensioni d’oro aiutano i colleghi pensionati meno fortunati. Una logica tutto sommato un po’ corporativa, nel senso che agisce all’interno dello spazio circoscritto delle pensioni (ma la Consulta dice che lo strumento perequativo è affidato alla fiscalità generale, pensioni e redditi compresi). A maggior ragione la Consulta si opporrebbe se il contributo di solidarietà avrà la funzione delineata dallo stesso Legnini: “Noi chiediamo che esso potenzi i tirocini formativi e il servizio civile dei giovani”.
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