L’accanimento di Carlo Cottarelli sulle pensioni e contro i pensionati non convince nemmeno il peronista Matteo Renzi. Troppo bassa appare la base da cui vorrebbe partire Cottarelli per applicare la follia del contributo di solidarietà e in quella fascia entrano troppi di quei descamisados che Matteo Renzi vorrebbe chiamare a sé.
“Il piano di Cottarelli è un buon punto di partenza”, ha detto a Bruxelles in conferenza stampa, “ma alcune cose non mi hanno convinto”.
Tipo, spiega Stefano Feltri sul Fatto,
“l’ipotesi di intervenire sulle pensioni, che Cottarelli continua a riproporre”.
L’accanimento sulle pensioni di Cottarelli è ingiustificato in un Paese dove si buttano i miliardi nelle Regioni a statuto speciale, nella tutela di dialetti e lingue fuori l’italiano, in attività culturali al limite del ridicolo, in Istituti di cultura all’estero che servono solo a piazzare e premiare gli amici e gli amici degli amici.
Allora, vien da chiedersi, cosa muove Cottarelli? Dogmi del Fmi? Il Fondo Monetario ha rovinato mezzo mondo, i russi hanno pagata cara la scelta di affidarsi al Fmi, i cinesi si sono salvati perché li hanno snobbati.
E sulle pensioni, compagni della sinistra, non dimenticate mai che il vento del Fmi soffiava nelle orecchie di Augusto Pinochet quando faceva la riforma delle pensioni di Cile e ne passava la gestione dallo Stato ai privati.
E che la prima cosa che fece quando diventò presidente del Cile Michelle Bachelet, icona della sinistra italiana e dei suoi giornalisti, fu di riformare la riforma di Pinochet e di togliere le pensioni dai privati.
Dell’interesse di Pinochet a privatizzare le pensioni in Italia si è parlato poco o nulla. Certo parlare di morti e torture è parte importante del ricordo di una dittatura così aspra. Ma tutto si tiene e è sbagliato non considerare l’ombra che Pinochet proietta anche sulle pensioni.
Ci possono remore a parlarne, quel sesto senso che ti fa immaginare che puoi dare fastidio a qualcuno che può avere peso fin nel tuo giornale e allora Pinochet assassino e torturatore si può, Pinochet privatizzatore delle pensioni meglio evitare.
In Italia forse non sarà possibile una scelta drastica alla Pinochet, noi siamo più per il peronismo, noi guardiamo alla Argentina, non al Cile. Forse lo sbocco sarà una forma mista, un po’ di pubblico alla base e il privato a completare.
Se le pensioni si riducono a una minima parte di quello che dovrebbero essere l’unica soluzione per avere una speranza in vecchiaia è quella di una pensione integrativa. Dopo la scelta demenziale dei fondi finanziati con il Tfr, regalo di Berlusconi ai sindacati, ora non c’è che una bella assicurazione privata. Ma guarda un po’…
Sono anni che si sente la storia delle pensioni catastrofe del mondo. C’è stata una regia abilissima del terrorismo psicologico ma anche con i fatti chi manovrava il gioco si è mosso, mescolando le carte, confondendo la gestione delle pensioni spettanti a chi aveva pagato i contributi con un pezzo dello Stato sociale, facendo gravare sulla pensione di chi ha accantonato per una vita gli oneri delle pensioni di invalidità o di categorie infelicitate da cattiva gestione.
L’Inps sarebbe stata in utile se non le avessero appioppato l’Inpdap, il fondo dei dipendenti pubblici, arrivò a sostenere Antonio Mastrapasqua, allora presidente dell’Inps. Sarà una infelice coincidenza, ma guarda un po’, dopo poco qualcuno si è accorto che Mastrapasqua cumulava troppe cariche e lo hanno costretto a dimettersi.
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