ROMA – Recessione: vale per i paesi dell’area euro, con un calo del prodotto interno lordo dello 0,2% rispetto allo scorso trimestre e dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. Vale soprattutto per il Pil italiano, che arretra in questo trimestre dello 0,7%, peggiore performance europea, peggiore perfino della Spagna, che si attesta sul -0,4%. In controtendenza la solita Germania (+0,3% nel secondo trimestre), la Francia resiste ancorata a una crescita senza variazioni. D’altra parte, i dati sulla produzione industriale, generalmente crollata in tutta Europa e nell’area euro, per l’Italia sono particolarmente allarmanti: il -8,2% rispetto allo stesso mese del 2011 non quadruplica per un pelo il calo medio dell’Europa (-2,2%) e quello dell’Eurozona (-2,1%).
In Germania la flessione è stata dello 0,4%, in Francia del 2,6%, nel Regno Unito del 4,6%. Le cifre della recessione fornite da Eurostat vengono interpretate come strutturali per una metà, congiunturali per l’altra metà. Significa che anche l’eventuale messa in sicurezza delle economie gravate dai rischi di insolvibilità, dello scioglimento dei nodi del credit crunch che penalizzano banche e aziende, la crescita non è ancora, strutturalmente, a portata di mano. Intanto, è stata colta con favore la smentita della Corte tedesca di un rinvio sine die dell’attesissima decisione sulla legittimità costituzionale dello scudo salva-stati denominato Esm. Il pronunciamento avverrà, come stabilito alla data del 12 settembre, data messa in dubbio dal quotidiano Handesblatt.