ROMA – Il Pil va male, servono 4 mld: più facile manovra che crescita. Il Pil italiano avrà una crescita negativa maggiore a fine anno di quanto previsto in primavera secondo l’Istat: -1,8% (-1,6% dice oggi Confindustria) contro il -1,3% (-1,9% era la stima più prudente sempre di Confindustria), una differenza che avrà conseguenze contabili (urge una manovra?) e politiche per i rischi di sforamento del tetto del 3% nel rapporto deficit/pil, per la stabilità di un governo sull’orlo di una crisi anche per altri motivi.
Entro dieci giorni il Ministero dell’Economia dovrà approntare le valutazioni definitive e la nota di aggiornamento al Def (la vecchia manovra), nel frattempo il Governo deve inviare la relazione al Parlamento obbligatoria in caso di modifiche ai saldi di finanza pubblica. E il Tesoro ha già fatto sapere che il -1,3% previsto dal governo per il 2013 sarà rivisto al ribasso nonostante si punti su una ripresa negli ultimi mesi dell’anno.
Più ottimista il Centro Studi di Confindustria, secondo cui “il profilo più favorevole dell’economia aiuta nei conti pubblici a cogliere il raggiungimento dell’obiettivo di tenere il deficit entro il 3,0% del Pil nel 2013 e nel 2014”. Nelle nuove previsioni si mantengono invariate, rispetto a giungo, le stime del deficit sul Pil: -3,0% per il 2013 e -2,6% per il 2014.
La stima più accreditata (lo desumiamo dal Messaggero e da Libero Quotidiano) dice che servono 4-5 miliardi veri, disponibili, per compensare la seconda rata Imu (più di due miliardi), il rinvio di altri tre mesi dell’incremento Iva (1 miliardo) e ad altre esigenze inderogabili, tipo le missioni internazionali da rifinanziare, le eventuali compensazioni di altre coperture a rischio (per dire, pagheranno i 600 milioni di multe i gestori di slot?).
La fotografia attuale è questa: il Pil italiano è ancora una volta in calo, per l’ottava volta consecutiva, nel secondo trimestre di quest’anno: 8 trimestri di fila, equivalgono a 24 mesi, 2 anni. Ma all’orizzonte iniziano a profilarsi segnali di miglioramento e di un possibile stop al calo della produzione. Anche se sugli scenari futuri di ripresa aleggia un rischio non irrilevante: quello dell’instabilità politica, come segnala ogni volta che interviene il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e come ci ricorda ogni settimana l’europa rimproverandoci il triste primato di essere l’unico Paese col segno meno.
La lettura tutta politica del rischio manovra la offre Libero Quotidiano che paventa invece altri tipi di manovra, suggerendo un Pd impegnato a far precipitare gli eventi e giustificare così un’altra stagione di tasse addebitandone la responsabilità di nuove imposte e sacrifici al Pdl e Berlusconi.
Se il Pil cade più del previsto, cadono anche le previsioni del governo, in particolare quelle sui conti pubblici. Dunque, se le cifre non quadrano bisogna farle quadrare e per farlo non c’è altra via che predisporre una manovra correttiva, cioè nuove tasse e nuovi tagli. Siccome però il Documento di programmazione finanziaria va presentato il 20 settembre, vale a dire fra meno di due settimane, cosa c’è di meglio che dare un calcio nei denti al Popolo della Libertà, cioè all’alleato con cui si sostiene il governo, per poi a seguito della sua reazione addossargli la colpa della stangata che si abbatterà sugli italiani?