L’accordo tra Fiat e sindacati sullo stabilimento di Pomigliano è necessaria per i vertici del Pd, mentre la Fiom si è rifiutata di siglare l’intesa. Secondo Walter Veltroni “l’accordo è inevitabile”, mentre Pier Luigi Bersani ha espresso un “sì con riserva”.
Veltroni ha ammesso che il testo “è molto duro, però non avviene sotto un ricatto bensì a causa di una condizione obiettiva che è figlia della nostra globalizzazione diseguale”. Per l’ex sindaco di Roma il sindacato avrebbe dovuto affrontare l’accordo “concentrandosi sulle due questioni più delicate: il diritto di sciopero e le misure di contrasto dell’assenteismo” su cui “é bene che si dicano delle verita”.
“Per le elezioni del 2008”, ha ricordato l’ex leader del Pd, “ci furono 1.600 permessi”. Veltroni ha invitato inoltre il sindacato all’unità: “Mettere nell’angolo la Cgil non ha nessun senso strategico per il Paese. Naturalmente poi la Cgil deve stare dentro una sfida di innovazione”. L’ex segretario del Pd ha affermato anche di rifiutare “l’idea del ministro Maurizio Sacconi e di altri di trasformare in un modello” l’accordo di Pomigliano. E’ tempo di un grande patto tra produttori. Non per l’emergenza, ma per un cambio radicale”.
Bersani ha invece spiegato che l’accordo “non è esportabile in altre realtà, non se ne può fare un modello” come vorrebbe il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, “perché queste condizioni non esistono nel resto del Paese”. “Con un maggiore impegno – ha osservato inoltre il segretario del Pd – si potevano trovare delle soluzioni senza sfiorare profili delicati di ordine giuridico”. Bersani ha sottolineato che “ora l’ultima parola spetta ai lavoratori col referendum, decidono gli operai. Loro sanno bene che cosa fare”.
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