ROMA – Poste privatizzata al 30/40% e dipendenti azionisti. Lo ha annunciato in Parlamento il presidente del Consiglio Letta: bisogna valutare l’apertura, a breve, del capitale delle Poste e di altre imprese all’azionariato dei lavoratori, per un nuovo modello di impresa già avviato in Germania. Il progetto per Poste è già cantierizzato con l’avallo dell’amministratore delegato Massimo Sarmi: a metà 2014 l’intenzione è di privatizzare una quota compresa tra il 30 e il 40% del capitale, favorendo in questo modo l’ingresso di investitori istituzionali, retail e appunto i dipendenti cui verrebbe assegnato anche un ruolo nella governance della società.
Il piano si ispira chiaramente al modello di cogestione aziendale tedesco (Mitbestimmung) con il quale si intende la partecipazione attiva dei lavoratori non solo ai risultati economici e alla redistribuzione degli utili ma anche nei processi decisionali delle aziende.
È un importante riconoscimento per il lavoro svolto da tutte le persone del gruppo che premia la nostra capacità di aver saputo affiancare alle attività tradizionali anche nuovi business, dalle assicurazioni al commercio elettronico, fino al cloud computing. Siamo il quarto operatore della logistica nella classifica mondiale stilata da Fortune, fianco a fianco con i colossi stranieri del settore (Massimo Sarmi, intervista al Sole 24 Ore)
Sulle future manifestazioni d’interesse c’è ottimismo, considerata l’emissione dell’obbligazione di giugno: il bond da 750 milioni di euro è stato un test probante, con richieste di ordini da circa 350 investitori istituzionali, con una domanda sei volte in più dell’ammontare. I precedenti europei dicono che la maggioranza degli operatori,Germani, Olanda, Belgio, Regno Unito, è stata privatizzata attraverso la quotazione in Borsa. Tutti hanno mantenuto una golden share, una quota che consente allo Stato il controllo, tranne l’Olanda.