Il periodo incriminato è quello compreso tra il luglio e l’agosto del 2005 e qualcuno avrebbe dato uno scossone al 17% del capitale Fiat. “Un day trader bulimico e anche un po’ «ossessionato» dalle azioni Fiat. Sarebbe questo il mister X che avrebbe movimentato le acque del Lingotto”, scrive il Corriere della Sera.
“Il cliente della società di intermediazione mobiliare genovese — poi finita in liquidazione — non è un nome noto. Non è, dunque, Giuseppe Morchio, l’ex ad Fiat, come accreditavano alcune voci che circolavano ormai da settimane. E non è nemmeno la Lehman Brothers – anch’essa poi fallita – che era stata indicata durante il processo da diversi manager Fiat come il possibile scalatore per conto terzi”, spiega ancora il giornale.
Ma il punto è come si muoveva il cosiddetto Mister X. Per la Consob ci sarebbero in mezzo compravendite intra day, concluse probabilmente in veste di onside trader.
Altro elemento importante è quello di un documento smarrito, come spiega il Corriere: “Nel dossier Consob manca anche un documento che, secondo Amico, non sarebbe stato rintracciato. Si tratta della risposta che la Sim aveva dato all’authority, in prima battuta, ed è tutta da dimostrare l’importanza che potrebbe avere ai fini del processo”.
IL PROCESSO Il processo ruota attorno alla complessa operazione finanziaria che nel settembre del 2005 permise all’Ifil di mantenere il controllo della Fiat. Al vaglio dei giudici c’è però un solo aspetto della vicenda. Il comunicato con cui Torino, il 24 agosto di quell’anno, rispondendo a un quesito della Consob informava che non erano in programma e nemmeno allo studio iniziative sul titolo Fiat. Affermazioni che la Procura di Torino ritiene non veritiere.