ROMA – Redditometro, non sempre è utile conservare scontrini e ricevute. Inoltre dalla Cassazione arriva una possibile mano per il contribuente: una recente sentenza (la n. 23554/2012) dice che quella del redditometro è una presunzione semplice e che a fornire elementi per dimostrare che si è in regola non debba essere solo il cittadino ma anche l’amministrazione.
Il punto è questo: l’attuale redditometro agisce in modo simile agli studi di settore, ovvero mette a paragone le spese di un determinato contribuente con gli indici statistici. Facciamo un esempio: al Fisco risulta che voi possediate una tv al plasma e dagli indici statistici risulta che costa 400 euro. Ma voi l’avete acquistata con una super offerta a meno di 200 euro. Anche perché il vostro reddito mensile è basso. Ora, in base all’indice statistico sul prezzo medio di una tv al plasma, il Fisco vi viene a chiedere come abbiate fatto a sostenere una spesa così alta. Finora a dimostrare che non avete speso 400 euro e che quindi la spesa non è sbilanciata rispetto al vostro reddito dovete essere voi, e se non avete conservato lo scontrino è pressocché impossibile. Dopo la sentenza della Cassazione, però, il reperimento delle “prove” è a carico dell’amministrazione. O almeno così dovrebbe essere.
E questo aiuta i cittadini perché non tutti conservano gli scontrini e gli indici statistici sono obiettivamente poco precisi (avere una casa in un piccolo paese di montagna in provincia di Sondrio o al centro di Milano è la stessa cosa).
Ecco quando conservare ricevute, scontrini, fatture, è utile. Quando il Fisco bussa alla porta, il contribuente ha facoltà di dimostrare che quelle spese che sembrano superiori al proprio reddito sono state fatte con i soldi di parenti o amici, con dei risparmi, con borse di studio, vincite, eredità.
Per provare il pagamento fatto da terzi serve che ci sia una traccia ed è necessario in questo caso conservare copia di bonifici o assegni.
Nel caso di utilizzo dei risparmi è necessario conservare gli estratti conto dei vari anni interessati, per far verificare, che i saldi disponibili sono diminuiti proprio perché si è attinto dal conto per far fronte alle spese.
In caso di acquisti di beni semplici invece, non sempre conservare lo scontrino è utile, talvolta è anche dannoso. Per spese tipo abbigliamento, alimentari, prodotti per la casa è proprio inutile in quanto l’agenzia delle Entrate potrebbe agevolmente obiettare che ciò che viene esibito è solo una parte delle effettive spese sostenute.
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