ROMA – Le abitazioni civili saranno quelle più colpite dalla riforma del catasto in arrivo e il risultato per i cittadini sarà anche una stangata vera e propria sull’Isee, l’indicatore della situazione economica per accedere ai servizi. Se il catasto prevede sconti in periferia, i rincari saranno salati nel centro di città come Roma e Milano, dove le abitazioni classificate A2 subiranno aumenti fino al 310%. E i più colpiti saranno i pensionati: si ritroveranno il reddito raddoppiato dall’abitazione, ma con una pensione sempre minima, e non avranno più accesso alle prestazioni sociali.
Parolo Russo sul quotidiano La Stampa spiega che nel Def l’Italia presenta un piano già approvato dall’Europa, che aveva chiesto da anni la riforma dei nostri valori catastali che non vengono aggiornati dal 40 anni:
“Le simulazioni elaborate per La Stampa dai geometri fiscalisti dell’Agefis dicono che con i nuovi metodi di calcolo in media le rendite catastali raddoppieranno, ma non per questo verseremo anche il doppio delle tasse, visto che le aliquote Imu, Iva, Irpef e dell’imposta di registro verranno riviste verso il basso. Dove invece si rischia la stangata è su prestazioni sociali come asili nido, sconti sulle bollette o sugli abbonamenti di treni e bus, che scattano sotto una certa soglia di reddito Isee, che con l’aumento delle rendite rischia di impennarsi. Finendo per tagliare fuori da importanti agevolazioni sociali anche i proprietari di prime case, pensionati in testa”.
Gli italiani diranno poi addio alle vecchie categorie A1, A2 e A3 che classificano le case come “signorili”, “civili” o ancora “economiche”, tutte rientreranno invece nella lettera O di ordinarie. Per valutare la rendita poi si terrà conto dei metri quadri e non più dei vani:
“Secondo le previsioni dei geometri fiscalisti dell’Agefis per molte abitazioni di periferia o di nuova costruzione classificate oggi come di tipo economico (A3) o civile (A2) alla fine si pagherà meno, visto che spesso si tratta di abitazioni di modesta metratura ma divise in molti vani. Tremeranno invece i polsi di chi possiede case nei pregiati centri storici, ma classificate come popolari o ultrapopolari, o dei proprietari dei rustici trasformati in ville. La Uil Servizio politiche territoriali stima che i 4,6 milioni di immobili classificati nelle più modeste categorie A4 e A5 potrebbero vedere addirittura quadruplicate le proprie rendite catastali. Per gli altri immobili il valore medio sarebbe di circa 168 mila euro, il doppio di quello attuale”.
Ecco poi quali saranno le ricadute fiscali secondo l’Agefis:
“Le stime Agefis dei nuovi valori catastali nelle principali città, dicono che i maggiori aumenti si verificherebbero per le abitazioni di tipo civile, oggi classificate A2, di Milano (+310% sia in zona periferica che centrale), Napoli (+223% anche qui in entrambe le due zone), Roma (+222% in zona semi centrale e più 163 altrove), mentre l’aumento più contenuto sarebbe a Torino (+51% in centro e periferia, solo +24 in zona semi centrale). Per le abitazioni di tipo economico il vero boom sarebbe in centro a Milano (+379%), Venezia (+329%) e Napoli (+246%). Lievi gli aumenti in periferia a Torino (+16%).In zona semicentrale le rendite salirebbero del 29%, mentre in centro raddoppierebbero”.
E i problemi arrivano anche per il calcolo dell’Isee che serve per accedere alle prestazioni sociali:
“«Cosa impossibile se la rendita catastale sale, visto che il patrimonio immobiliare con il nuovo indicatore di ricchezza pesa di più», spiega il segretario confederale della Uil politiche sociali, Guglielmo Loy. Che fa l’esempio di un pensionato con una sola casa di tipo economico, 91 metri quadri in zona centrale. La sua rendita catastale verrebbe più che raddoppiata e il suo reddito Isee balzerebbe da 2216 a oltre 16 mila euro. E così addio assistenza sociale, casa di riposo e sconti in bolletta”.