ROMA – Alla fine sarà il supercommissario Gian Luigi Rondi a traghettare verso una nuova era la rissosa e indebitata Siae, storica società degli autori e degli editori legata al ministero dei Beni culturali, da tanti – soprattutto tra le fila della Lega – accusata di essere l’ennesimo carrozzone italiano con i suoi 1400 dipendenti ai quali si aggiungono 600 agenti mandatari e un deficit che rischia di diventare strutturale, nonostante gli oltre 600 milioni di euro l’anno raccolti per il diritto d’autore.
Dopo le dimissioni a dicembre 2010 del presidente Giorgio Assumma, fallito ogni tentativo di mediazione tra le due anime della società – con l’asse costituito da Fem (l’associazione che raccoglie i maggiori editori musicali), Anem (piccoli e medi editori) e Federazione degli autori (nata per iniziativa tra gli altri di artisti come Mogol, Paoli e Lavezzi) contrapposto al resto dello schieramento – presidenza del Consiglio e ministro della Cultura Bondi hanno deciso di puntare sull’esperienza e sulla capacità di mediazione dell’anziano critico cinematografico, classe 1921, che oggi è presidente dell’Accademia del cinema italiano e soprattutto impegnatissimo presidente del festival internazionale del cinema di Roma. Ma che nella sua lunga carriera è stato un po’ tutto, presidente e anche commissario della Biennale di Venezia, direttore della Mostra del Cinema, direttore del Festival delle Nazioni di Taormina, oltre che critico, giornalista, saggista, operatore culturale, insegnante universitario.
Prima di lui, tra il 1999 e il 2003, l’incarico di commissario era stato affidato all’attuale dg Rai Mauro Masi. ”Ho accettato per amore della cultura”, ha commentato a caldo con l’Ansa il neo commissario, ”e perchè mi è stato garantito che non è minimamente incompatibile con la mia presidenza alla Fondazione Cinema per Roma”. Di certo Rondi non dovrà fare tutto da solo. Accanto a lui, con il ruolo operativo di sub commissari, ci saranno due avvocati poco più che quarantenni, Mario Stella Richter e Domenico Luca Scordino, soci di due studi legali di punta della capitale, uno specializzato nel diritto amministrativo (Richter) l’altro nel diritto societario (Ripa di Meana di cui e’ socio Scordino).
Entro il 31 dicembre del 2011, ovvero i nove mesi fissati dal provvedimento licenziato dal Consiglio dei ministri, commissario e sub commissari dovranno provvedere alla riforma dello Statuto, del regolamento generale della società e del regolamento elettorale. Nonchè approvare il bilancio e avviare il piano messo a punto in questi mesi dal direttore generale Gaetano Blandini (uno dei pochi punti sui quali le diverse anime della società si sono trovate d’accordo) per rilanciare la società fondata a Milano nel 1882 da autori del calibro di Verdi, Carducci, De Sanctis, De Amicis e che oggi conta 90 mila iscritti di cui solo una piccola parte però, più o meno 1500, incassa più di 15 mila euro l’anno.
Negli ultimi quattordici mesi, quelli in cui ha operato il nuovo dg Blandini, il deficit è stato ridotto di molto (era di circa 10 milioni di euro a gennaio 2010, ora si starebbe attestando intorno ai 3 milioni). Anche i costi di Viva Verdi, la rivista house organ della società, sono stati ridotti da 1 milione a circa 300 mila euro l’anno, ma resta comunque parecchio da fare per arrivare ad un equilibrio dei conti, compresa la modifica dei contratti dei dipendenti. Conclusa questa fase, si potrà avviare l’iter per nuove elezioni che, se tutto rimarrà nei tempi, potrebbero essere fissate entro giugno 2012.