ROMA – Sulla sospirata crescita si inizia a ragionare di numeri e prospettive. Secondo l’ambizioso Programma Nazionale di Riforma che il Governo presenterà alla Ue con la firma di Mario Monti, l’anemico Pil italiano salirà in 9 anni di 5 punti percentuali, equivalenti a circa 80 miliardi: infrastrutture, agenda digitale, lotta alla corruzione, revisione degli incentivi alle imprese, liberalizzazioni, mercato del lavoro, sblocco del credito bancario e dei pagamenti della PA, costituiscono il nocciolo del piano rilancia-Italia.
Senza stimoli espansivi alla spesa pubblica, cioè a costo zero. Un ottimismo ben riposto? Soltanto tre mesi fa lo stesso presidente del Consiglio si era esposto pubblicamente a sognare paesaggi economici ancora più ameni: “L’impatto delle liberalizzazioni specie nel settore dei servizi potrebbe valere un aumento nel lungo periodo del Pil dell’11% e di questo metà avrebbe luogo nei primi tre anni”.
Tornando a terra, il Documento di Economia e Finanza stilato dal Tesoro prevede, ottimisticamente, che l’obiettivo del pareggio di bilancio sarà comunque raggiunto nel 2013, ma al prezzo di una pressione fiscale che volerà oltre il 45% per ben tre anni, con nuovi record assoluti che stracciano il 43,7% segnato nell’anno dell’Eurotassa. Previsioni che si scontrano con quelle del Fondo Monetario: nei voti del Governo il Pil crollerà quest’anno a -1,2%, peggio del -0,4% previsto precedentemente ma sempre molto meglio del -1,9% delle nuove stime diffuse dal Fmi. Poi, mentre gli esperti internazionali prevedono un ulteriore calo nel 2013 (-0,3%), i tecnici del Tesoro italiano puntano su un rimbalzo di +0,5%. Nel frattempo (è un retroscena pubblicato sul Corriere della Sera), è con forte preoccupazione che i ministri pesanti dell’esecutivo Monti si sono accorti che mancano all’appello 17 miliardi di euro veri, non un problema fino al 2014, ma nei bilanci dal 2015 in poi, con le stime attuali, la questione si porrà davvero. Ed è per questo che il famoso fondo salva tasse finanziato dal recupero dell’evasione non si farà. Però, su quel 5% in più di Pil nel 2020 il sottosegretario Polillo è così sicuro che sarà raggiunto da giudicare la stima “fin troppo prudenziale”.
Insomma, nel breve-medio periodo sacrifici e tasse, non si scappa. Le misure adottate nell’ambito di riforme strutturali inizierebbero a dispiegare i propri effetti sull’economia. Nelle 157 pagine del Programma Nazionale di Riforma, dati, cifre e tabelle illustrano una strategia per lo sviluppo, concetto che da oltre 10 anni è rimasto oscuro nel Belpaese. Si vedrà se resteranno custoditi nel libro dei sogni o davvero la società italiana cambierà volto come auspicato in quelle pagine. Qui si dipingono scenari di grande speranza, nel 2020 gli italiani sarebbero irriconoscibili.
Per esempio. Nel 2020 il 69% della popolazione attiva, tra i 24 e i 65 anni, avrà un posto di lavoro. Nel 2020 ci vorranno 394 giorni per avere una sentenza definitiva in un processo civile, contro i 1210 attuali. Nel 2020 il 100% delle famiglie sarà collegato a internet. Nel 2020 un terzo della popolazione tra i 30 e i 34 anni sarà laureata e il 3% del Pil sarà dedicato alla ricerca come succede ovunque in Europa. Nel 2020 a un giovane che volesse aprire un’impresa servirà solamente un euro per avviare le pratiche.
Senza ironia, le magnifiche sorti e progressive italiane sono appese, secondo il Piano, a un cambio di passo nella gestione delle Grandi Opere, concentrandosi sulle infrastrutture, soprattutto digitali, l’introduzione del dèbat public per consentire la costruzione di ponti e strade con l’approvazione delle comunità locali. Saranno rimossi gli ostacoli all’accesso al credito e una banca dati permetterà alle imprese di scontare i crediti con lo Stato presso le banche. Aiuti e incentivi saranno concentrati su ricerca e “start up” dei giovani, invece della pratica del sostegno miliardario a pioggia e indiscriminato alle imprese. Ci sarà il divieto per i funzionari pubblici di avere interessi in imprese private per gettare in mare la zavorra della corruzione. Con la green economy e l’edilizia abitativa ecoefficiente si supererà la dipendenza dal carbone e, ancora, ciclo integrato delle acque, prevenzione dei rischi geologici, messa in sicurezza del territorio, valorizzazione e tutela del paesaggio e del patrimonio storico. Un nuovo miracolo italiano?