ROMA – “Pagare le tasse è bello” non lo pensavano nemmeno nella Unione Sovietica di Nikita Kruscev, dello Stato Leviatano, della pianificazione assoluta. Recuperando un vecchio articolo di 50 anni fa (La Stampa 25 settembre 1962) sorprende constatare come il monolitico e altrimenti impenetrabile Politburo, ponesse tanta attenzione alle conseguenze di un inasprimento della pressione fiscale sull’opinione pubblica. Confronto improponibile? Sì, a patto di non dimenticare che la questione fiscale non si risolve in termini moralistici, dal “no taxation without representation” alle radici del pensiero liberale, all’Italia alle prese con la difficile congiuntura.
Quando il Soviet Supremo decise di non abolire come prefisso le tasse sui salari di operai e impiegati (basse, erano intorno all’8%), l’ukase lanciato sulla Izvestia si premunisce di prevenire e di contenere il disappunto con cui la popolazione avrebbe vissuto la mancata applicazione del taglio di tasse programmato. La tassa sui salari sarebbe infatti dovuta essere abolita progressivamente entro il 1965. A quella data Kruscev non sarebbe più stato a capo dell’impero sovietico, Breznev il normalizzatore avrebbe condotto il Paese dentro una stagnazione ventennale. Gli storici avrebbero iscritto il tentativo riformatore di Kruscev all’interno della cornice fallimentare dell’economia russa sovietica: resta che il problema delle tasse non era, anche nell’Urss, un accidente fisologico, ma un terreno di discussione permanente dove chi perora il suo abbassamento non è per forza un malfattore.
“Da due anni, ogni 1 ottobre, scattava progressivamente, in proporzione all’entità del salario, l’abolizione della tassa. Il 1 ottobre del ’60 venne abolito sul salario di 50 rubli e diminuita su quello di 60 (35 mila lire al cambio attuale forse meno come potere d’acquisto)… ” [La Stampa dell’epoca]. Con quello sgravio fiscale operai e impiegati avrebbero potuto pagare l’affitto di un appartamento che, se pure a prezzi modesti, era pur sempre un bel risparmio. Cosa costrinse Chruscev a cambiare idea? La necessità di competere nel settore dei missili e della ricerca spaziale, dunque foraggiare la Difesa. La colpa, ovviamente dell’Occidente, dei missili U2 di De Gaulle e Adenauer. Però, recitava l’ukase del Soviet, lì in Occidente, gli operai sovietici mantengono privilegi che li si sognano, gli afflitti sono più numerosi, spendono tutto in esperimenti nucleari ecc…Soprattutto, in Occidente, le tasse non sono diminuite, semmai sono aumentate. Pagare meno tasse è bello, dal Reno al Volga e non c’è morale che tenga. Non serve la perestroijka per capirlo.
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