ROMA – Terremoti, arriva la polizza obbligatoria: lo Stato non pagherà più i danni. Imprese e famiglie dovranno assicurarsi per coprire i rischi di terremoto: la riforma della Protezione Civile questo prevede, che lo Stato passi il testimone ai cittadini per ripagare i danni da alluvioni, terremoti e altre calamità naturali. Quindi polizze obbligatorie e assicurazioni private, ma con spirito mutualistico e defiscalizzazione dei premi per evitare sperequazioni ingiuste tra zone a diverso grado d rischio e scongiurare ulteriori aggravi insostenibili.
Sui rischi catastrofali dobbiamo raggiungere un compromesso di buon senso che ci metta al passo con i Paesi più avanzato. L’assicurazione va resa obbligatoria, ma senza dimenticare la partecipazione dello Stato attraverso defiscalizzazioni dei premi. Tutto questo magari pensando anche ad una integrazione da parte delle imprese costruttrici, all’atto della consegna degli immobili per la vendita. (Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico)
Parliamo di un Paese, l’Italia, che ha metà territorio ad elevato rischio sismico mentre un dieci per cento è attraversato da gravi criticità idrogeologiche. La sfida è mettere in piedi un paracadute assicurativo dove lo Stato entri in gioco solo per i disastri più grandi e che non diventi come la RcAuto. Anche le compagnie assicuratrici sono d’accordo:
Da una parte Paolo Rubini si potrebbe defiscalizzare la parte del premio contro le catastrofi, dall’altra lo Stato potrebbe gradualmente uscire dalla dimensione assistenzialista, intervenendo solo in caso di grandi disastri. Un sistema di “pooling” con un gruppo di assicurazioni che facciano fronte comune in questo campo come avviene in Francia, senza sconfinare nel “cartello”, permettendo una liquidazione del danno più rapida rispetto ai tempi biblici dei risarcimenti pubblici. E magari oggi il centro de L’Aquila sarebbe di nuovo in piedi. (La Repubblica, intervista a Paolo Rubini, presidente di Anra, l’associazione dei risk manager, 7 luglio)
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