L’Italia la spunta in Europa sul debito aggregato: nelle conclusioni del vertice Ue di Bruxelles è stata in sostanza accolta la richiesta italiana di tener conto, nel valutare la situazione finanziaria degli Stati membri, non solo del debito pubblico, ma anche di quello privato, che nel nostro Paese resta su livelli contenuti.
Per il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, quello raggiunto a Bruxelles è “un successo straordinario”, mentre il capo della diplomazia italiana Franco Frattini ha sottolineato come il premier Silvio Berlusconi “abbia agito da statista in Europa, con fermezza e visione strategica”.
Era stato proprio Frattini, lunedì 14 giugno alla riunione dei ministri degli Esteri Ue, a minacciare il veto italiano all’intero documento del vertice se non fosse stato inserito il riferimento al debito aggregato: un elemento importante per l’Italia, dove il debito pubblico supera il 118 per cento del Pil, ma dove invece è molto basso quello di famiglie, imprese e banche.
Una linea di fermezza che ha quindi sortito i suoi effetti: nella dichiarazione finale del vertice di oggi si legge infatti che “nell’ambito della sorveglianza sul bilancio, un ruolo molto più importante sarà dato ai livelli ed evoluzioni del debito e alla sostenibilità complessiva (‘overall’), come originariamente previsto nel Patto di stabilità e di crescita”.
Preso da preoccupazioni di tutt’altra natura – dal ddl sulle intercettazioni alla manovra – Berlusconi ha lasciato il Consiglio Ue senza commentare né rivendicare il proprio successo, ma affidando comunque al suo portavoce, Paolo Bonaiuti, il compito di riferire ai giornalisti della “grande soddisfazione” del governo, “perché in sostanza è passata in pieno la nostra tesi”.
Per l’Italia è inoltre “molto importante”, sottolineano fonti di Palazzo Chigi, quell’aggettivo, ‘overall’, nella versione inglese con il quale si includono “vari gradi di debito, il risparmio delle famiglie e tutte le passività “. “Meno entusiasmo” suscita invece in Italia – dove il sistema bancario ha sostanzialmente retto alla crisi senza ricorrere a salvataggi pubblici – l’idea di una tassa sulle banche e sulle transazioni finanziarie. I 27 ne discuteranno a ottobre ma intanto sottoporranno la proposta all’attenzione del G20 di Toronto.
“Un modo di procedere ragionevole e di buon senso”, ha commentato Bonaiuti, anche se l’accordo è legato “ad alcune condizionalità “. Fonti italiane spiegano infatti che Roma accetterà una tassazione sugli istituti di credito solo con il consenso “di tutto il mondo industrializzato”. “Altrimenti – sottolineano – vi sarà una minore competitività delle banche europee rispetto a quelle Usa”.
Una posizione che non vede d’accordo la Gran Bretagna di David Cameron, al suo esordio al Consiglio europeo, per il quale sulle banche si può andare avanti anche senza G20. La cancelliera tedesca Angela Merkel preme invece soprattutto sulla tassazione delle transazioni finanziare globali, su cui “l’Ue può fare qualcosa anche da sola”. Infine sugli ‘stress test’, i test di solidità delle banche che dovranno essere resi pubblici entro luglio, l’Italia si mostra serena: “le nostre banche – fa sapere il governo – non hanno nulla da nascondere”.
I commenti sono chiusi.