Il Giappone allunga la vita delle centrali nucleari. Esplode la protesta

La centrale di Fukushima (Foto LaPresse)

TOKYO – Il Giappone consentirà ai reattori nucleari di funzionare per un periodo che passa da 40 fino al massimo di 60 anni, in base allo schema messo a punto dal governo. L’iniziativa cade nel pieno del dibattito sulle strategie energetiche del Paese, in fase di revisione dopo la crisi di Fukushima, all’insegna della spinta alle fonti rinnovabili. E ha scatenato le polemiche degli ambientalisti, e non solo.

A seguito della peggiore emergenza nucleare dopo Cernobyl, gran parte dei 54 reattori nipponici sono stati fermati per i consueti e periodici controlli e non più riavviati per i timori delle popolazioni residenti, spingendo le utility a tornare ai fossili combustibili per colmare il calo produttivo di energia.

Il capo di gabinetto Osamu Fujimura ha detto che i dettagli sono ancora in esame, ma la previsione è di ”tenere in vita gli impianti” per 40 anni, come suggerito dal ministro dell’ Emergenza nucleare, Goshi Hosono. Tuttavia, sarà permesso agli operatori un’estensione fino a 20 anni, in linea con gli standard Usa e previa approvazione solo al soddisfacimento di ”rigide” condizioni sulla sicurezza.

”Il numero di reattori – ha voluto assicurare Fujimura – si ridurrà nel tempo, così come la dipendenza del Giappone dall’ atomo a uso civile”. Con l’attuale disciplina, invece, i gestori delle strutture possono richiedere un prolungamento dell’attività dopo 30 anni, di solito concesso per un altro decennio.

I sei reattori della centrale di Fukushima erano tra i vecchi essendo entrati in funzione tra il 1971 e 1979. A corredo della riforma ci sono gli obblighi per i gestori di preparare piani di emergenza in caso di gravi incidenti e di rendere pubbliche periodicamente lo stato delle misure di sicurezza. La supervisione sul settore spettera’ a un’agenzia indipendente, un’Authority di nuova creazione.

Nel frattempo sono stati fatti anche controlli alla centrale di Fukushima. Secondo il governo l’impianto è in condizioni stabili, ma occorreranno decenni perché si riesca a disattivarlo completamente. E la prima occhiata all’interno del reattore ha evidenziato, come c’era da attendersi, una forte presenza di radiazioni e di vapore, con le superfici metalliche corrose.

La Tokyo electric power co. (Tepco), società che gestisce la centrale, ha però confermato attraverso un portavoce che non si vedono tracce del combustibile del reattore che si teme si sia fuso. A breve Tepco dovrebbe dare il via all’analisi degli altri due reattori rimasti gravemente danneggiati dallo tsunami, e potrà elaborare i dati al fine di migliorare le prestazioni di ogni sarcofago di contenimento che racchiuderà i noccioli parzialmente fusi per consentire il graduale smantellamento dei reattori.

 

 

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