Petrolio nel mare Adriatico: Italia vieta, la Croazia trivella

Petrolio nel mare Adriatico: Italia vieta, la Croazia trivella
Petrolio nel mare Adriatico: Italia vieta, la Croazia trivella

ROMA – Petrolio nell’Adriatico: Italia vieta, la Croazia trivella. Il governo di Zagabria ha varato una maxi-gara per le licenze di esplorazione in 28 blocchi di fondale nel mare Adriatico: i giacimenti off-shore destinati allo sfruttamento di petrolio e gas si stima possano garantire risorse per 3 miliardi di barili, al punto che il ministro degli esteri Ivan Vrdoljar si è spinto a salutare “una piccola Norvegia di gas a nord e petrolio a sud che può fare di noi un gigante energetico dell’Europa”. L’entusiasmo croato contrasta platealmente con la paralisi italiana che al contrario frena gli investimenti e vieta qualsiasi trivellazione.

La Regione Emilia Romagna (nel mare davanti alle sue coste operano una cinquantina di piattaforme da decenni) ha vietato qualsiasi trivellazione sul suo territorio. Il Senato si prepara a vietare qualsiasi ricerca sull’Adriatico (il casus belli è un piccolo giacimento di fronte all’Abruzzo). E’ ovvio, però, stando ognuno al di là della linea di confine che separa le due sovranità nazionali sullo stesso mare, che anche se uno trivella e l’altro no i cocci di eventuali rischi ambientali saranno condivisi (e uno ci guadagna e l’altro no).

Si stima che in mezzo al mare, fino a un millimetro dalle acque italiane, ci siano giacimenti su 12mila chilometri quadrati di spettanza croata, 3 miliardi di barili. Ma come in superficie l’inquinamento, anche nel sottosuolo i giacimenti non seguono i limiti di competenza assegnati dai burocrati e, come sa bene chi ama la granita nel bicchiere, la cannuccia arrivata nella granita per prima assapora lo sciroppo migliore e lascerà ad altri i soli detriti.(Jacopo Giliberto, Il Sole 24 Ore)

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