Berlusconi e i quotidiani: dal 1 gennaio può diventare padrone di un giornale. L’Autorità delle Comunicazioni allerta il Governo… Scontri in vista con sinistra e finiani?

Se sei un grande broadcaster, cioè possiedi televisioni nella quantità e con la quota di mercato di audience e pubblicità di Silvio Berlusconi, non puoi possedere o acquistare giornali. Così dice la legge italiana. Ma il divieto vale solo per altre quattro settimane: dal prossimo primo gennaio Silvio Berlusconi potrebbe in teoria tornare a fare shopping nella carta stampata.

Uso il condizionale perché nei giorni scorsi, usando i propri poteri di “segnalare” al Governo la necessità di un intervento legislativo, l’Agcom ha suggerito una norma urgente per prorogare il divieto oltre la sua attuale scadenza. E’ una buona notizia: l’Autorità presieduta da Corrado Calabrò rilancia in questo modo la proposta contenuta in un ddl che avevo presentato diversi mesi fa assieme ai colleghi Giulietti, Rao e Monai.

Il divieto di acquisto di giornali fu inserito sei anni fa nella legge Gasparri grazie a un caso più unico che raro: l’Udc, allora integrata nella Cdl, si differenziò da Forza Italia e An votando con le opposizioni l’emendamento “salva giornali”. Il termine fissato -31 dicembre 2010- sembrava allora lontano nel tempo…

In realtà, trascorsi sei anni, i livelli di concentrazione tv, specie nel mercato pubblicitario, non sono diminuiti e il conflitto di interessi non è stato risolto. Che un gigante come Fininvest voglia davvero acquistarli o no, il fatto stesso di poterlo fare renderebbe la situazione di diversi quotidiani un po’ meno libera. Ecco le ragioni della nostra proposta di legge che chiede una ulteriore proroga di cinque anni.

Finora la maggioranza ha fatto di tutto per tenere quella proposta in un cassetto. Ma sarà molto più difficile ora ignorare la segnalazione di Agcom, che di fatto suggerisce di inserire una norma nell’imminente decreto “milleproroghe”. Anche perché il sostegno a questa norma “salva giornali” sembra fatto apposta per favorire una nuova convergenza tra le opposizioni e i finiani.

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