THAILANDIA, BANGKOK – Dopo lo choc davanti alle devastazioni del supertifone Haijan, a Tacloban e in altre città filippine distrutte si fa sempre più pressante l’emergenza umanitaria per centinaia di migliaia di sopravvissuti tuttora in condizioni disperate. Mentre soccorritori e aiuti iniziano finalmente ad arrivare in massa, e la conta dei cadaveri individuati si avvicina a quota 2 mila, molti superstiti che hanno perso tutto sono esasperati da quattro giorni senz’acqua, cibo, elettricità e vestiti.
Alla portaerei nucleare americana USS George Washington, con un equipaggio di 5.000 marinai e 80 aerei, è stato ordinato di lasciare il porto di Hong Kong e si sta dirigendo verso le Filippine assieme ad altre quattro navi Usa. Secondo il Pentagono dovrebbe arrivare a destinazione tra tre o quattro giorni. Anche la Gran Bretagna ha inviato una nave da guerra, la HMS Daring, con un equipaggiamento che rende potabile l’acqua di mare. La nave raggiungerà le filippinè tra due o tre giorni.
L’ultima contabilità fornita dall’agenzia nazionale per i disastri, dopo la stima di massima di “almeno 10 mila morti” lanciata dal capo della polizia, parla di 1.774 morti e circa 2.500 feriti; una dozzina di italiani non sono ancora stati raggiunti dalla nostra ambasciata a Manila, si spera a causa delle comunicazioni precarie. Con 4 milioni di bambini coinvolti dal passaggio del tifone, i dispersi sono migliaia, e il bilancio è chiaramente destinato ad aggravarsi col passare delle ore, man mano che verranno raggiunte altre aree costiere in particolare nelle isole di Samar e Leyte, travolte da Haiyan alla sua massima forza e soprattutto devastate dall’onda di piena simile a quella di uno tsunami.
“In alcuni casi la devastazione è stata totale”, ha detto il segretario di gabinetto Reno Almendras. Il presidente Benigno Aquino ha proclamato lo stato di calamità nazionale, una mossa scontata ma che permetterà di accedere a fondi extra per l’emergenza. Per far fronte all’anarchia in cui stava cadendo Tacloban, con bande armate a saccheggiare i convogli per gli aiuti e qualsiasi negozio rimasto in piedi, il governo ha inviato altri 500 soldati per fermare lo sciacallaggio. Con sopravvissuti in lutto per aver perso i propri cari e tutti i loro beni, in moltissimi casi senza neanche sapere se il resto della famiglia ce l’ha fatta e quindi costretti a un penoso riconoscimento dei cadaveri, oggi 12 novembre è arrivata almeno un motivo per sorridere: la nascita di una “bambina miracolo”, Bea Joy, da una donna salvatasi nuotando nella piena.
Mentre dalle macerie si diffonde un tanfo di morte, e centinaia di corpi giacciono ricoperti sotto il sole, i soccorritori stanno progressivamente ripulendo dai detriti le strade di accesso a diverse zone devastate. L’aeroporto di Tacloban, semi-distrutto, ha parzialmente riaperto ed è capace di accogliere i voli umanitari: è stato anche preso d’assalto da migliaia di persone in cerca di un volo per scappare. Centinaia di tonnellate di viveri, coperte e medicine sono in viaggio per le Filippine; oltre agli aiuti di Paesi e organizzazioni umanitarie, la catena della solidarietà parte spesso anche dai filippini all’estero, che provvedono a raccogliere soldi tra gli amici da inviare in patria.
Su Leyte e Samar è intanto scesa la quarta notte dalla catastrofe. Mentre si fatica a mettere in piedi rifugi per centinaia di migliaia di sfollati, sulla regione è attesa mercoledi una nuova perturbazione, che promette di portare intense precipitazioni.
(Foto e video Ap/LaPresse)
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