TOKYO – Le auto di Google Street View sono andate a fotografare la prefettura giapponese di Fukushima in cui si trova la centrale atomica di Daiichi nota per il famigerato reattore numero 4. In questi luoghi, l’11 marzo 2011 il mare invase tutto a causa del terribile tsunami che uccise più di 15mila persone.
Le immagini in 3D che sono state diffuse, raccontano di un posto dove la la vita non c’è più. Repubblica, nel raccontare quello che si vede, scrive:
“Campagne con stradine e erba secca, rottami di auto accanto a case distrutte. E poi barche, piccole, grandi, anche se il mare non si vede. Eppure non è lontano: la centrale atomica Daiichi è a qualche chilometro, vicino alle onde che l’hanno raffreddata per anni. E che dopo il terremoto si sono alzate per travolgerla. Distruggendo gli impianti ancora oggi a rischio, soprattutto nella zona del reattore numero 4. Onde che hanno distrutto la zona nucleare della prefettura di Fukushima, lasciando solo morte e desolazione. Avvolgendo il paesaggio in un manto di radioattività.
“Nessuno per chilometri. A colpire subito dopo lo scenario di devastazione è l’assoluta assenza di esseri viventi. Su Street View le persone sono parte importante degli scenari, basta farsi un giro per New York o Tokyo o qualunque altra città per entrare un po’ nel clima urbano anche attraverso l’estetica della presenza umana. A Fukushima c’è il nulla. Macerie, automobili ribaltate, vetri infranti. E strade vuote. Dove prima qualcuno camminava, guidava, lavorava, si fermava a guardare le vetrine. Dove c’erano scuole e bambini ora c’è una tabula rasa nuclearizzata. La morte della terra e dei suoi abitanti nell’oriente industrializzato, sopraffatto dai moti del pianeta. Un perimetro non grandissimo, la prefettura di Fukushima, eppure capace di contenere l’immagine di un dolore senza limite”.
Tiziano Tonutti di Repubblica aggiunge:
“La città morta. Di posti abbandonati è pieno il mondo. Luoghi fantasma intrappolati nell’immagine decadente di un passato che non tornerà mai. Ma girare per i prati arsi di Namie, la città centrale nella ricostruzione di Fukushima operata da Google, attraverso barche scaraventate in mezzo alle sterpaglie, è un’esperienza straniante e inumana. Un quadro metafisico a non troppi chilometri da Tokyo, inabitabile, attraversato dalle automobili di Google che ne hanno mappato ogni angolo. Un “day after” che chiunque può vivere grazie alla tecnologia. Tutto è fuori posto, l’immagine è scomposta, aliena eppure reale. Serve anche ad aiutare chi a Fukushima ha perso tutto e non ha il coraggio di tornare indietro e camminare per quelle strade. Oltre l’obbiettivo tecnico, oltre l’esperienza digitale, Google Street View a Fukushima diventa rapidamente per chi lo visita un caposaldo della Rete, testimonianza rivivibile in una forma nuova di uno dei momenti più angoscianti della storia del mondo industrializzato. Un memoriale tridimensionale dell’incontro devastante tra la furia della natura e l’uomo che tenta di piegarla e di gestirne la potenza per produrre energia, e l’inizio di altra vita. Un incontro che a Fukushima ne ha però significato la fine. Nessuno abiterà più quelle terre, per chissà quanto. Rimane solo il ricordo digitale di Google. Per un viaggio verso un luogo fuori dalla mappa della vita“.
Ecco alcune delle immagini di Google Street View:
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