ROMA – Grecia taglia le pensioni, scontri: austerity per aiuti. La Grecia tiene di nuovo l’Europa e i mercati col fiato sospeso, ma passi avanti verso le richieste dei creditori sono stati realizzati in queste ultime ore. Nella notte tra domenica e lunedì il Parlamento greco ha infatti approvato ulteriori misure di austerità volte a sbloccare la seconda tranche del terzo piano di aiuti internazionali per 86 miliardi di euro prima dell’Eurogruppo straordinario di oggi lunedì 9 maggio.
Taglio pensioni e aumento tasse. Il via libera del Parlamento – poche ore dopo che pesanti scontri erano scoppiati proprio in Piazza Syntagma – riguarda in particolare la stabilizzazione (e i conseguenti risparmi) del sistema pensionistico ed un aumento delle tasse per complessivi 3,6 miliardi di euro, misure che si inseriscono in un pacchetto più ampio da 5,4 miliardi di euro concordato con l’Ue e l’Fmi. Il sì a queste misure è stato in bilico fino all’ultimo visto che in Parlamento la coalizione di governo Syriza-Greci Indipendenti, guidata dal premier Alexis Tsipras, ha una maggioranza di appena due seggi.
Pesanti scontri a Piazza Syntagma. Immediata la reazione dei greci che in migliaia sono scesi nelle strade di Atene per manifestare contro le ulteriori misure di austerity. Gli incidenti più pesanti si sono verificati quando un gruppo di anarchici ha lanciato molotov contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con i lacrimogeni per disperderli. Gli anarchici si sono poi mescolati alle migliaia di persone che stavano protestando pacificamente in piazza Syntagma.
Oggi Eurogruppo. A questo punto l’Eurogruppo di oggi potrebbe rappresentare l’ultima chance sulla Grecia per evitare di innescare una nuova, pericolosa crisi come quella dell’anno scorso che, a un mese e mezzo dal referendum sulla Brexit, non farebbe altro che aumentare ulteriormente l’incertezza sui mercati. E ancora una volta lo scontro tra i creditori di Atene si accende.
L’Fmi chiede di mettere sul tavolo sin da oggi la ristrutturazione del debito greco, ritenendo per altro irrealistico il raggiungimento del target di avanzo primario del 3,5% fissato dall’Ue per il 2018. E, quindi, la mancanza di credibilità delle ‘misure di contingenza’ e del meccanismo per farle scattare, proposto invece da Atene con il sostegno della Commissione per aggirare e accontentare i ‘falchi’ che vogliono rassicurazioni guidati dalla Germania.
Fondo monetario non crede ad Atene. A gettare benzina sul fuoco, la lettera della direttrice del Fmi Christine Lagarde ai ministri dell’eurozona trapelata sul Financial Times. “Crediamo che le misure di contingenza, la ristrutturazione del debito e il rifinanziamento debbano ora essere discussi contemporaneamente”. Senza contare che per l’istituzione di Washington per dare il suo sostegno “è essenziale che il finanziamento e la ristrutturazione da parte dei partner europei della Grecia siano basati su target fiscali che siano realistici perché sono sostenuti da misure credibili per raggiungerli”. L’Fmi, insomma, continua a non credere né al raggiungimento del 3,5%, né che sia adeguato per l’economia del Paese, né nelle misure di contingenza.
Commissione Ue invece fa da sponda. La Commissione Ue, invece, fa sponda con Atene, ritenendo, come ha già ribadito più volte il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, che l’obiettivo dell’avanzo strutturale sia realistico e raggiungibile, a differenza della valutazione del Fmi che lo dà all’1,5%, e che il meccanismo di contingenza, in linea con le esigenze costituzionali greche che non consentono di adottare misure in anticipo, sia una rassicurazione sufficiente. A Bruxelles dicono di sperare e credere che ci siano tutti gli elementi sul tavolo per progressi molto significativi su tutti i fronti, dalla revisione del programma alle misure di contingenza sino al debito. Le foto Ansa delle manifestazioni e degli scontri: