(Foto LaPresse)
ROMA -I lavoratori dell’Alcoa di Portovesme sono scesi a Roma per scongiurare, con due giorni di presidio pacifico sotto al ministero dello Sviluppo, l’avvio della chiusura degli impianti per la produzione di alluminio, annunciato per lunedì 3 settembre e la perdita del lavoro per i 501 dipendenti diretti, i 387 lavoratori dell’indotto e i 68 interinali .
Partiti in 56 da Cagliari con un traghetto messo a disposizione dalla Tirrenia, sono sbarcati a Civitavecchia per raggiungere, nel pomeriggio del 30 agosto, il ministero dopo una marcia di 15 chilometri lungo l’Aurelia. ”Non mollate! Siamo con voi”, hanno gridato in tanti dalle spiagge al loro passaggio. Molti sono stati anche gli applausi e le strette di mano, mentre alcuni turisti hanno offerto da bere ai dimostranti. Mercoledì 29, la delegazione aveva ricevuto manifestazioni di solidarietà dei minatori del Sulcis. Il 31 è un giorno cruciale per la provincia di Carbonia Iglesias, considerata la più povera d’Italia. Si svolgeranno al Ministero dello Sviluppo sia una riunione con la società svizzera Glencore, tra i possibili acquirenti dell’Alcoa, sia un incontro con le istituzioni locali sul piano per il Sulcis.
Al ministero del Lavoro ci sarà, inoltre, un vertice sugli ammortizzatori sociali per l’Alcoa e il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci, incontrerà il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, per discutere di possibili aiuti comunitari per l’area. ”Il governo dovrebbe dire una parola chiara, è interesse nazionale difendere la produzione dell’alluminio”, ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, al termine del primo giorno di presidio.
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