ROMA – “Il privato è politico” dicevano le femministe negli anni Settanta. E nel 2013 il privato diventa social. Così un parto finisce in diretta su Facebook. Almeno fino a quando la mente del network, americanamente puritana, oscura le foto. La mamma in questione, che guarda caso è anche una scrittrice e blogger, si indigna e, di social in social, crea su Twitter un hashtag ad hoc: #ruthshomebirth.
La donna, Ruth Iorio, aveva deciso di partorire in casa. Ha raccontato con una minuziosa cronaca di parole e foto via Facebook, Twitter e Instagram le varie fasi dell’attesa. Ad un certo punto, però, è dovuta andare in ospedale perché la placenta non si era distaccata. E proprio in questo momento difficile ha ricevuto tantissimi tweet di sostegno dai suoi followers.
Quella di Ruth non era stata la decisione di una hippy esaltata dalle nuove tecnologie. La signora Iorio è laureata a Cambridge e non aveva intenzioni rivoluzionarie. Semplicemente con quelle foto voleva testimoniare come si partorisce in casa, “un’esperienza unica, non importa se gradevole oppure no”. Ma per Mark Zuckerberg e co. certe cose devono restare private.