CITTA’ DEL MESSICO – Una madonna come tante vista da lontano. Una tunica colorata d’azzurro, collane di fiori al collo e di perle. Una posa dolce, mani congiunte in preghiera. Ma quando ti avvicini qualcosa stona. Al posto del dolce sorriso della madonna cristiana a cui si è abituati, uno scarno sorriso di teschio. Al posto degli occhi dolci, le orbite vuote che ti fissano. Sono le orbite della morte a guardarti, anzi della Santa Muerte o Madonna morte, come la chiamano i suoi adepti.
La Santa Muerte è il culto amato dai narcos e dai messicani. Si fanno offerte a questa madonna, che non disdegna il sacrificio umano, in cambio di protezione e potere. Si celebra la sua festa il primo novembre, giorno dei morti in Messico. Ma la Chiesa cattolica si schiera contro tale culto, riconosciuto non come religione ma come setta blasfema.
Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha dichiarato: “La mafia, il narcotraffico, il crimine organizzato non sono forme religiose. Anche se la ‘Santa Muerte’ viene usata quale forma di religione, non lo sono, non sono parte della religione: sono un elemento di blasfemia. Una degenerazione”.
Durante la sua visita di questi giorni in Messico, il cardinale Ravasi ha tra l’altro sottolineato l’importanza dell’analisi del tema del narcotraffico nella gioventù latinoamericana, indicando nell’educazione un valido antidoto contro la droga: “Il crimine organizzato non è cultura ma anti-cultura e deve essere combattuta non solo tramite lo Stato e la polizia, ma proprio attraverso l’educazione, la formazione di un nuovo modello di umanità”.
Intanto la Santa Muerte, nonostante non vi siano statistiche sul numero di devoti, aumenta il numero di fedeli e miete le sue vittime. Nel marzo 2012 torna alla mente l’episodio nello stato di Sonora, al confine con gli Stati Uniti, quando una donna e due bambini furono uccisi da 8 persone come sacrificio umano alla Santa Muerte: il loro sangue fu versato sull’altare come richiesta di protezione.
Ma cos’è la Santa Muerte? La setta moderna trae le sue tradizioni dalla stregoneria popolare e dal culto pagano della morte prehispanico e precolombiano. Le origini restano incerte, ma la figura centrale del culto è la “madonna morte” a cui chiedere protezione, fortuna, amore, felicità o potere. Usanza vuole che in cambio di queste richieste, gli adepti debbano fare delle offerte.
Anche la Santa Muerte in Messico ha un giorno di festa: si tratta del “Dia de Muertos“, il cristiano Ognissanti che cade il 1° novembre. In occasione della festa scheletri vestiti con tonache colorate, dal giallo al rosa e al viola, e con collane e fiori sfilano. La festa si svolge tra musica, balli e pietanze che servono a rendere omaggio alla morte dei propri cari, ma c’è chi omaggia anche star del cinema o della musica.
Nonostante la Chiesa cattolica abbia sempre condannato il culto della Santa Muerte, i riti clandestini sono sopravvissuti. E proprio la Chiesa ebbe un ruolo nella formalizzazione della Santa Muerte come “associazione religiosa”. L’allora arcivescovo David Romo Guillén organizzò e diffuse il culto a partire dal 1992, quando era leader della “Iglesia catòlica tradicional Mex Usa”. Proprio per questo Guillén fu allontanato e nel 2007 il ministero dell’Interno del Messico negò il riconoscimento alla Santa Muerte di religione.
Ma ai narcos che del culto hanno fatto la loro prima religione, che la Santa Muerte sia considerata una setta blasfema poco importa: alla loro santa continuano a chiedere protezione e potere. Poco importa se per farlo debbono versare il sangue di innocenti sull’altare ornato dai fiori.
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