ROMA – Importanti scoperte scientifiche sugli squali: la genetica ha infatti svelato che il terribile squalo bianco, il terrore dei mari per eccellenza, può vivere fino a 70 anni. Il grande squalo, ai vertici della classifica tra i predatori degli oceani del mondo, vive infatti tre volte di più di quanto pensassero gli studiosi.
Spiega il Corriere che
“Ad appurarlo è stato uno studio condotto con il metodo del radiocarbonio dalla Woods Hole Oceanographic Institution (Whoi). Le analisi condotte sulle vertebre di quattro maschi e quattro femmine dell’oceano Atlantico nord-occidentale, hanno fissato un’età di 73 anni per il maschio più grande (5,26 metri di lunghezza) e di 40 anni per la femmina più grande (4,96 metri). In studi precedenti, che prendevano in considerazione la deposizione annua delle bande di crescita delle vertebre, i più antichi individui di squalo bianco, presenti nell’oceano Pacifico sud-occidentale, davano un’età età di 23 anni”.
Oltre alle novità che riguardano lo squalo bianco, è stata completata anche la mappa del Dna dello squalo elefante. Ora i suoi dati aiuteranno a ricostruire l’evoluzione dei vertebrati. Il risultato, che ha conquistato la copertina della rivista Nature, si deve al gruppo coordinato da Byrappa Venkatesh, del Laboratorio di Genomica Comparativa a Singapore e dell’università di Singapore”.
Si tratta della prima mappa del genoma di un pesce cartilagineo. Insieme ai pesci ossei, a uccelli, rettili, anfibi e mammiferi, i pesci cartilaginei costituiscono il ramo dei vertebrati dotati di mandibole (chiamati gnatostomi).
Il genoma dello squalo elefante, il cui nome scientifico è Callorhinchus milii, è relativamente piccolo, costituito da poco meno di un miliardo di paia di basi di Dna rispetto ai tre miliardi di coppie di basi nell’uomo. Ma queste sequenze, scrivono i ricercatori, hanno svelato molti dettagli intriganti. Per esempio: lo squalo elefante manca dei geni che producono le fosfoproteine che legano il calcio e ciò può spiegare perché, in questi animali, la cartilagine non viene convertita in osso come negli altri vertebrati dotati di mandibola. Mancano anche i geni coinvolti in diverse e importanti cellule del sistema immunitario e i recettori delle proteina del sistema immunitario adattativo, che fornisce le difese mirate contro specifiche malattie. Questo suggerisce, rilevano i ricercatori, che il sistema immunitario adattativo nei vertebrati è diventato gradualmente più elaborato nel corso del tempo.
Una delle caratteristiche più notevoli del genoma dello squalo elefante è inoltre il suo tasso incredibilmente lento di evoluzione, ha osservato uno degli autori, il biologo Scott Roy, della San Francisco State University. Il Dna di questo pesce non è cambiato sostanzialmente in centinaia di milioni di anni ed è il più lento a evolversi di tutti i vertebrati conosciuti fino ad oggi, compreso quello di autentici fossili viventi, come il celacanto.
(Foto Ansa)