Russia, il patriarca censura Nabokov e Marquez: "C'è della pedofilia"

MOSCA, 28 SET – E' polemica nel mondo della cultura in Russia, dove oggi un alto responsabile del patriarcato di Mosca ha messo sotto accusa due classici come 'Lolita' di Vladimir Nabokov e 'Cent'anni di solitudine' di Gabriel Garcia Marquez per i loro contenuti pedofili.

''Dobbiamo discutere per definire in che misura queste opere giustificano la pedofilia. E' un fatto che in Occidente c'era una opinione molto negativa nei lori confronti, poi questo è cambiato'', ha osservato in una intervista Vsevolod Chaplin, capo del dipartimento pubbliche relazioni della Chiesa ortodossa.

''E' evidente a mio avviso che la diffusione di questi romanzi, per esempio a scuola, non renderà moralmente più sana la società, ma è dalla salute morale che dipende il futuro della nostra società'', ha aggiunto.

''E' arrivato il tempo per una rivoluzione morale, o una controrivoluzione se preferite'', ha ammonito Chaplin, che nei giorni scorsi aveva benedetto incondizionatamente la decisione di Vladimir Putin e Dmitri Medvedev di scambiarsi i ruoli, definendolo un trasferimento di potere ''pacifico, dignitoso, onesto e amichevole'', un ''esempio genuino di gentilezza e integrità in politica'', ''fonte di invidia per la maggioranza dei Paesi nel mondo, inclusi quelli che tentano di darci lezioni''.

Lo stesso Chaplin all'inizio dell'anno aveva lanciato una crociata contro l'abbigliamento delle donne russe, ritenuto eccessivamente disinvolto, e aveva auspicato l'introduzione di un ''dress code'' nazionale della strada.

A suo avviso, infatti, le giovani russe si vestono come spogliarelliste, si truccano come dei clown e, talvolta, hanno un atteggiamento così provocante che può condurre alla violenza sessuale.

Immediate le reazioni degli intellettuali russi contro la censura dei capolavori di Nabokov e Marquez.

Boris Akunin, forse lo scrittore russo più noto (anche in Italia), ha invitato la Chiesa ortodossa a non intromettersi nelle ''questioni secolari e letterarie'', definendo le proposte di Chaplin come ''inopportune''.

''Bene, allora verifichiamo se nella letteratura, da Omero ai grandi classici russi, ci sono segni di violenza, pedofilia e altre cose inaccettabili'', ha ironizzato il giornalista e storico Nicolai Svanidze.

''Anche Raskolnikov – il protagonista del romanzo di Dostoievski 'Delitto e Castigo' – in fin dei conti ha ucciso una vecchietta a colpi di ascia, di questo passo arriveremo lontano e torneremo a bruciare i libri in piazza'', ha aggiunto.

Critico anche l'ex ministro della cultura Mikhail Shvidkoi, rappresentante presidenziale per la cooperazione internazionale in campo culturale: piegarsi alla richiesta di Chaplin, ha ammonito, 'danneggerebbe la reputazione della Russia all'estero''.

Indignato lo scrittore bolscevico Eduard Limonov: ''Ma che vogliono fare, vietare i libri? Non si rendono conto che sembrano persone cadute dall'albero del progresso?''.

Lo scrittore Leonid Zorin è convinto che le dichiarazioni di Chaplin ''sono impossibili senza una autorizzazione dei massimi dirigenti della chiesa ortodossa russa: è triste e pericoloso che la Chiesa abbia assunto la posizione di un censore ignorante''.

'Lolita' e 'Cent'anni di solitudine' sono noti per il posto che nell'opera occupa il tema della sessualità. Nabokov racconta l'ossessione di un professore per una ragazzina di 12 anni: il libro fece scandalo fin dalla sua prima apparizione a Parigi nel 1955. Il capolavoro di Marquez, che risale al 1977, tocca invece, tra gli altri, il tema dell'incesto.

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