“Il quaderno” si chiama così il libro che portò alla rottura tra José Saramago – il Nobel per la letteratura morto oggi a 87 anni alle Canarie – e la sua casa editrice italiana d’elezione l’Einaudi. Un libro – in realtà la raccolta dei suoi interventi sul blog personale – nel quale era tra l’altro contenuta una serie di affermazioni su Silvio Berlusconi, proprietario della Mondadori a sua volta detentrice della casa editrice torinese.
La Einaudi motivò la sua decisione – anticipata dal settimanale l’Espresso – di non dare alle stampa “Il quaderno” perché in esso “si dice che Berlusconi è un ‘delinquente'”.
“Si tratti di lui o di qualsiasi altro esponente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi – spiegò ancora la casa editrice – si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe”. Sul fatto della proprietà dell’azienda da parte di Berlusconi, Einaudi spiegò che “sarebbe allora grottesco che la casa editrice si facesse convocare in giudizio per diffamazione dalla sua proprietà con la certezza di venire condannata. Non lo si pretende da nessuna azienda, da nessun quotidiano, da nessun periodico, indipendentemente dalle parti politiche in gioco. Lo si chiede di tanto in tanto all’Einaudi. Ne prendiamo atto”.
E concluse sostenendo che si trattava di una questione “affrontata direttamente con José Saramago, all’insegna della grande amicizia e stima che c’é da molti anni fra la casa editrice e uno dei suoi autori più rappresentativi”.
Nell’anticipazione l’Espresso riportava alcuni brani del libro: “Visto che sono pubblicato in Italia da Einaudi, di proprietà di Berlusconi, gli avrò fatto guadagnare – diceva lo scrittore – qualche soldo”. Soldi che, secondo lo scrittore, il premier avrebbe usato “per pagarsi i sigari, supponendo che la corruzione non sia il suo unico vizio”. Il sentimento degli italiani per il Cavaliere, continuava Saramago nel brano incriminato, “é indifferente a qualsiasi considerazione di ordine morale”. E ancora: “nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?”. E via così, compreso il paragone finale – rivelava ancora il settimanale – tra Berlusconi e “un capo mafioso”. L’incipit era un richiamo all’orazione ciceroniana contro Catilina: “Fino a quando o Berlusconi abuserai della nostra pazienza?”.
Il testo non conteneva soltanto riferimenti a Berlusconi ma anche ad altri temi della politica contemporanea:dagli ultimi atti del mandato di George W. Bush alla crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati occidentali alle polemiche su Guantanamo, dalla libertà limitata di Roberto Saviano ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza. ‘Il Quaderno’ fu poi pubblicato nel 2009 da Bollati Boringhieri (pp. 160 – 15,00 euro) con una prefazione di Umberto Eco che parlava di “contributi vibranti, densi di acume e fervida immaginazione, che ci rivelano un Saramago, impenitentemente irritato, e tenero”. Lo scrittore per il suo ultimo lavoro uscito in Italia ad aprile di quest’anno, “Caino”, torno così con la Feltrinelli con la quale aveva editato nel 1984 “Memoriale del Convento”, una delle sue opere più famose.