REGGIO CALABRIA – Il giornalista Francesco Gangemi, 79 anni, è stato condannato a due anni di carcere per diffamazione e falsa testimonianza. Al giornalista, direttore di Dibattito News, è stato arrestato su ordine della Procura di Catania il 6 ottobre. Le sentenze emesse contro Gangemi sono otto, di cui sette per diffamazione e una per falsa testimonianza. Franco Siddi, segretario della Fnsi, e Carlo Parisi, vice segretario della Fnsi, hanno commentato in una nota congiunta: “E’ allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere”.
Gangemi, dopo l’arresto, è stato condotto in Questura e successivamente, nel carcere di Reggio Calabria. Nel provvedimento di arresto si legge che Gangemi ”ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Da qui la sospensione della revoca e la carcerazione.
La Fnsi ha commentato in una nota: “Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee più ‘forti’ hanno diritto di esistere. Francesco Gangemi è chiamato a scontare due anni di pena residua dopo che la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena, in diverse circostanze, per i suoi articoli pubblicati sul periodico ‘Il Dibattito’. Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d’Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura”.
Siddi e Parisi hanno poi aggiunto: “Ci appelliamo al Parlamento perché voglia, con urgenza riformare la legge sulla diffamazione come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di questi dolorosi sconci. Alle cariche istituzionali dello Stato chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere”.