Google apre ai contenuti editoriali a pagamento sul proprio motore di ricerca e sull’aggregatore Google News, proponendo agli editori che lo vogliano un sistema che obblighi i navigatori a identificarsi e a pagare nel caso in cui consultino, attraverso i suoi servizi, oltre cinque articoli (al giorno) provenienti da siti che prevedono l’obbligo di registrazione.
Secondo l’agenzia di stampa Ansa, Google ha così motivato la decisione: «Abbiamo deciso di permettere agli editori di limitare il numero di accessi gratuiti. Siamo coscienti che creare contenuti di qualità non è facile e spesso è costoso».
In realtà non sembra essere gran cosa. Secondo il commento scritto da Tom Krazit, per il sito Cnet.com, iperspecialista in materia, si tratta di “un osso gettato” da Google agli editori: “Alla faccia di quel che dice Murdoch, la maggior parte di essi vuole che i loro articoli e i loro siti siano rintracciabili attraverso Google e Google News”.
La proposta appare quindi come “un compromesso” e riguarda un programma, chiamato “First click free” (primo click gratis), che già esiste, e sul quale ora Google si è detto disponibile a intervenire con ulteriori limitazioni, offrendo agli editori più alternative.
La limitazione è nei confronti di quei siti che già limitano l’accesso ai propri contenuti, a tutti o a parte dei propri articoli, imponendo la registrazione o l’abbonamento. Già oggi è cosi, ma i navigatori esperti hanno trovato il modo di aggirare il sistema, con un gioco di copia – incolla.
L’apertura di Mountain View arriva poco dopo l’ennesima “strigliata” del magnate Rupert Murdoch, numero uno di News Corp. Intervenendo a un convegno organizzato dalla Federal Trade Commission e dal titolo “Come può il giornalismo sopravvivere all’era internet?”, Murdoch ha ribadito ancora una volta che gli aggregatori di notizie on line devono pagare per i contenuti che distribuiscono perchè le notizie di qualità non sono gratuite e non possono dipendere solo dalla pubblicità.
«Alcuni pensano che sia un loro diritto prendere contenuti e utilizzarli per i loro scopi senza contribuire con un penny alla loro produzione. Questo non è un utilizzo corretto. Per dirlo in modo scortese, è un furto» spiega Murdoch tornando all’attacco sul ruolo giocato dagli aggregatori di informazioni on line.
Murdoch ha quindi sottolineato che gli aggregatori dovrebbero pagare per i contenuti che utilizzano e che News Corp ‚ è aperta a valutare diverse modalità di pagamento.
«Per prosperare il giornalismo ha bisogno – aggiunge Murdoch – di tre cose: produrre le notizie che la gente vuole, quando e dove le vuole e innovare come mai prima; convincere i consumatori che devono pagare per le informazioni e i contenuti on line; il governo deve spianare la strada agli investimenti e all’innovazione riducendo gli ostacoli non necessari alla crescita e agli investimenti».
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