ROMA, 19 MAR – Riccardo Fogli polemizza con Roby Facchinetti. Sullo sfondo L’Ucraina, la Russia e la Crimea, in primo piano i cantanti pop italiani 70/80, che hanno trovato all’Est un buon pubblico e degli ottimi cachet. Ma per esibirsi in riva al Mar Nero Fogli afferma – ai microfoni de “La Zanzara” su Radio 24 – di non essersi neanche fatto pagare:
“Facchinetti? Ha detto che non gli è piaciuta la mia esibizione sul palco in Crimea. Ho imparato a preoccuparmi solo di quello che penso io. A Facchinetti voglio bene e lo ascolto con affetto, ma quando torno in Italia gli dico che non ha capito niente. Io sono andato a cantare, non devo spiegare niente a nessuno”. Lo dice Riccardo Fogli, ex membro dei Pooh, alla Zanzara su Radio 24, tornando sulla performance di qualche giorno fa a Sebastopoli, alla festa per la secessione della Crimea dall’Ucraina.
“La festa – dice Fogli – era serena, si mescolavano le bandiere, non ho visto carri armati. Non mi sono neanche fatto pagare, è una cortesia che ho fatto a un organizzatore col quale lavoro 10 volte all’anno. Avevamo il giorno libero, ci ha mandati a prendere con un aereo privato, un charter grande come una casa, eravamo con tre artisti tedeschi, due francesi e due inglesi. Ho dormito in un bellissimo albergo meravigliosamente come non mi succedeva da anni. Mi sono trovato sul palco con allegria, del resto me ne sbatto altamente. Canto perché mi garba cantare”.
“Se avessi visto una cosa ambigua, torva – prosegue – non l’avrei fatto. Se lo rifarei domani? Rispondo di sì. C’erano tante donne, donne libere con una bottiglia di birra in mano che cantavano “Storie di tutti i giorni”. A dimostrazione della libertà che c’è”.
“Non ho visto carri armati – ribadisce – e sembrava una festa della democrazia. Era una festa, basta. Mi hanno anche regalato una bottiglia di vino della Crimea e ce lo siamo bevuti alla fine che faceva un freddo boia”.
“Noi siamo entrati in Crimea alle tre del pomeriggio – dice ancora – e abbiamo visto per le strade gente che andava con i bambini fuori di casa. Chi con le bandiere ucraine, chi con quelle russe. Gli ucraini erano una minoranza, certo. Ma alla fine il 97 per cento di persone ha deciso di essere russo, questo vuol dire qualcosa, c’è un’anomalia o no?”.
E le leggi di Putin sui gay?: “E’ un po’ troppo severo. Però a Mosca ci sono quartieri meravigliosi con pittori e artisti, molti dei quali omosessuali. Io ho 66 anni, non faccio il bischero. So cosa si può dire e cosa non si può dire. Qui tutti lavorano, alle quattro di mattina si alzano e rientrano alle dieci di sera. Mi sembra di capire che ci sia dell’allarmismo esagerato sulla Russia, poi io mi faccio gli affari miei. Alla fine canto Piccola Katy, maremma maiala“.
Oggi in Italia chi voterebbe?: “Senz’altro Renzi. Mi piace il suo coraggio, è un po’ strafottente, guascone, ha le idee chiare. Mio padre ha fatto l’operaio per 50 anni, era democristiano. In passato ho votato anche per Berlusconi”.
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