ROMA – Il generale Vito Bardi, quel numero due della Guardia di Finanza salito agli onori delle cronache in quanto indagato in un’inchiesta di tangenti in cambio di controlli fiscali addomesticati, a luglio andrà in pensione, anticipata. E se questa può a qualcuno sembrare una saggia decisione, val la pena accennare al fatto che al generale è appena stato accordato il Sip, un “bonus” pensionistico di circa 5-6mila euro al mese, che farà lievitare l’assegno di Bardi sino alla cifra di 14mila euro mensili, euro più, euro meno.
“Tangenti in cambio di verifiche fiscali addomesticate. Finiscono in carcere l’attuale comandante provinciale della Finanza di Livorno, colonnello Fabio Massimo Mendella e il commercialista napoletano Pietro De Riu. Nell’inchiesta risulta indagato il generale Vito Bardi, numero due della Guardia di Finanza: i suoi uffici romani sono stati perquisiti. (…) Per corruzione è invece indagato il generale Bardi. L’alto ufficiale era stato indagato nel 2011 con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. L’anno successivo, tuttavia, la sua posizione fu archiviata dal gip su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock”.
Questi i ritratti che si ritrovano suoi quotidiani di oggi del numero due delle Fiamme Gialle. E a lui, giusto due settimane fa, la Corte dei Conti, riunita appositamente per discutere del generale Bardi, ha deciso che potesse essere accordato il Sip. Nulla a che vedere con la vecchia società telefonica, ma la Speciale Indennità Pensionabile. Indennità che la Corte dei Conti non concede con facilità, anzi. Giusto a dicembre gli stessi giudici avevano detto no al Sip per gli omologhi di Bardi appartenenti però all’Arma. Evidentemente meno meritevoli del numero due della Finanza.
Perché e percome sia stata presa questa decisione, che all’indomani della notizia delle inchieste appare quantomeno avventata, non è noto. Quel che però è noto è come si traduce in cifre la sigla Sip. La speciale indennità vale, nell’assegno mensile, per una cifra che oscilla tra i 5mila e i 6mila euro, netti. Euro che non sono il totale della pensione, ma solo il bonus che si va ad aggiungere all’assegno “regolare”. Assegno che, considerata l’anzianità e lo stipendio di Bardi, dovrebbe essere di circa 9mila euro. Totale mensile quindi: 14mila euro. Netti chiaramente. Le cifre sono fornite da un corsivo del Sole24Ore che, solitamente, in tema di economia è affidabile.
Riepilogando quindi: il generale Baldi, indagato per corruzione, lui numero due del corpo che la corruzione più di tutti dovrebbe combattere, tra meno di un mese sarà in congedo, il 5 di luglio. Evitando così scomode questioni di, diciamo opportunità professionale. In più, giusto un paio di settimane fa, ad inchiesta evidentemente in corso ma non di pubblico dominio, i giudici contabili hanno deciso di premiare il generale accusato di corruzione. La presunzione d’innocenza vale, ovviamente e giustamente, anche per Bardi ma, quel che è certo, è che il generale, in attesa della verità definitiva, ne esce a dir poco alla grande.
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