ROMA – Happy birthday mr president. Da quel lontano 29 settembre 1936 che diede i natali a Silvio Berlusconi molto tempo è passato: 75 anni, tre quarti di secolo. Una vita spericolata, come quella cantata da Vasco Rossi, quella vissuta dal Cavaliere. Dalle navi da crociera dove si esibiva sino a capo del governo per quasi un ventennio, parola pregna di negative connotazioni nella storia del nostro paese. Passando per la P2, il boom economico, la nascita delle televisioni private, la creazione di un impero finanziario e mediatico, l’amicizia vera con Craxi e quella presunta con alcuni “galantuomini”. Due matrimoni, molti figli e qualche nipote. Una vita dove è successo di tutto e il contrario di tutto, una vita quasi sempre sugli altari e raramente nella polvere nonostante le molte ombre che lo hanno avvicinato.
Una vita felice? Non è dato saperlo. Un giudizio, questo, che solo il diretto interessato potrebbe dare ma che, conoscendolo, non esiterebbe a definire “felicissima, anche se il meglio deve ancora venire”. Ma nonostante la verve di Berlusconi, 75 anni sono un’età in cui si comincia a guardarsi indietro per fare il bilancio di quello che è stato. Per carità, mai porre limiti alla divina provvidenza e la speranza, per il Cavaliere come per tutti noi, è quella di arrivare a 100 e più anni. Ma anche la realtà, l’anagrafe, a volte vanno tenute nel giusta considerazione.
Eric J. Hobsbawm, probabilmente il più importante storico del novecento, definì “Secolo breve” quel periodo di tempo che intercorse tra la fine della prima guerra mondiale, 1918, e la caduta del muro di Berlino, 1989. Un secolo durato 71 anni quindi, quattro in meno delle candeline che domani spegnerà Berlusconi. Una definizione che potrebbe far sorridere il nostro presidente dl consiglio che avrebbe così già raggiunto il secolo di vita, ma l’auto ironia, soprattutto in tema di età, non è mai stata uno dei punti di forza del Cavaliere. Testimonianza ne è la disperata lotta che Berlusconi combatte ogni giorno contro il tempo. Disperata perché destinata ad essere perdente e perché quasi sempre portatrice di ridicolo. Che il tempo passi è un dato ineluttabile per tutti noi e, nonostante si sia appena scoperto che i neutrini viaggiano più veloci della luce, aprendo così, teoricamente, la porta dei viaggi nel tempo, non ci sono lifting, trapianti di capelli, ceroni e donnine giovani che possano controbattere questa legge di natura.
Nel 1936, mentre Berlusconi nasceva, usciva Tempi Moderni di Chaplin, la guerra civile infuriava in Spagna con il generalissimo Franco alla testa dei golpisti e l’Italia, sotto Vittorio Emanuele II, tornava ad essere un impero con la conquista di una porzione d’Africa, il nostro “posto al sole”. Quello stesso anno nasceva l’asse Roma-Berlino e, in Inghilterra, si succedevano al trono due re, Enrico VIII e Giorgio VI. Nel 1936, noto all’epoca anche come 14° anno dell’era fascista, moriva l’ultimo esemplare di tigre della Tasmania nello zoo di Hobart e si teneva il 4° festival del cinema di Venezia. Elencare questi fatti è un po’ una cattiveria per la sensibilità del nostro premier che tanto tiene alla sua giovinezza ma, anche senza andare a ripescare avvenimenti di un’altra epoca, quello di quest’anno sarà un compleanno “pesante” per il nostro premier.
L’ultimo genetliaco felice per Berlusconi è datato ormai 2009 quando i suoi natali furono festeggiati con una maratona televisiva, un panegirico dei suoi quotidiani, la consegna delle case ai terremotati abruzzesi e con una modella polacca saltata fuori da una torta su iniziativa dei dirigenti del Pdl lombardo. Da allora, solo cattive notizie. Il compleanno numero 74 ha visto un Silvio Berlusconi ostaggio delle aule parlamentari, dove si addormentò come un anziano alla fermata dell’autobus, e che lui stesso definì “un compleanno di merda”. E quello di quest’anno non si preannuncia migliore, schiacciato com’è dall’ombra degli scandali, dei processi, del declino politico e, inevitabilmente vista l’età, fisico.
L’unica, magra consolazione, potrà essere per il nostro premier pensare agli 80 anni compiuti pochi giorni fa da Anita Ekberg, sola, in una casa di cura di lunga degenza. Anche se, ad onor del vero, leggendo le parole della grande attrice che fu, traspare una caratteristica che il Cavaliere non condividerà mai, la serenità nell’accettazione del trascorrere del tempo.
Narrano di lui e lui fa narrare di se stesso la parabola della “giovinezza del tycoon”: una ragazza ha appena lasciato il fidanzato di 38 anni e fa sapere al presidente del Consiglio che vorrebbe fidanzarsi con lui. Lui muove educata obiezione: se quello a 38 anni era vecchio, come può essere sostituito da uno di 75 anni? E la ragazza spiega: “Ma lei è un mito e i miti non hanno età”. Auguri signor presidente, ne ha bisogno davvero di auguri se si lascia consolare e cullare con simili storielle. Cullare come un bambino, illudere come un vecchio.
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