ROMA – Sono stati sfidati, “ingaggiati”, Beppe Grillo e il suo Movimento, sulla via del populismo da quello che è il campione nostrano di specialità: Silvio Berlusconi. Lo dicono i sondaggi, in diversa misura ma concordi nell’andamento che, da quando il Cavaliere ha sciolto la briglia, il Pdl ha guadagnato circa tre punti percentuali passando dal 15 al 18 per cento nella media ponderata dei sondaggi appunto. Mentre il Movimento 5 Stelle ha perso in misura analoga scendendo nella media delle rilevazioni dal 19 al 16 per cento. Elettorato in comune o comunque affascinato dalle stesse sirene quello che si barcamena tra Grillo e Berlusconi, niente Imu o basta euro sono slogan sempre efficaci e vincenti in una fascia di opinione che Berlusconi e Grillo hanno in comune e si contendono.
Per l’Ipsos di Nando Pagnoncelli, che effettua due rilevazioni settimanali sulle intenzioni di voto, il M5S è passato dal 19.1% del 5 dicembre, al 14.4% del 12 sino al 13.8% dell’ultima rilevazione del 18 dicembre. Il Pdl invece è passato dal 14% precedente alla ridiscesa in campo del cavaliere sino al 18% dell’ultima rilevazione. Andando ancora più indietro, sino a prima delle amministrative di aprile, Grillo era quotato all’8%, dopo i successi in quelle elezioni fece un balzo in avanti (18% a maggio) sino a raggiungere il 20% di fine novembre.
Per Euromedia Research, che molto lavora per Berlusconi, diversi percentuali ma tendenza identica: negli ultimi quindici giorni i grillini sono scesi dal 19 al 17 per cento. Calo registrato anche da Emg, seppur più contenuto, dal 17.1 al 16.6 per Grillo.
Quale che siano i numeri la tendenza sembra essere rilevata da tutti i sondaggi: al diminuire dei voti del M5S, aumentano quelli del Pdl. Questo significa che gli elettori di Grillo e Berlusconi sono verosimilmente gli stessi. Difficile credere che il M5S stia perdendo a favore di Pierluigi Bersani o Pierferdinando Casini o ancor peggio Mario Monti. Come improbabile appare che Berlusconi di nuovo in campo recuperi voti tra chi si voleva astenere o ne sottragga a Sel e Francesco Storace. In fondo, a ben vedere, gli slogan, le promesse e le urla di Grillo e Berlusconi puntano e toccano le medesime corde. Nonostante il Pdl l’Imu l’abbia votata e il governo Monti abbia sostenuto, e nonostante il cavaliere abbia proposto proprio all’attuale presidente del consiglio di essere il prossimo candidato del Popolo della Libertà, Berlusconi è tornato in campo proprio in sella al sempreverde niente Ici, meno tasse e recessione e crisi sono colpa dell’Euro e della Germania egoista.
Grillo però rappresenta il nuovo, il diverso e l’altro rispetto alla vecchia politica. E, anche se sembra incredibile, pure Berlusconi dopo vent’anni di politica si presenta come tale. Nuovo come lo era nel ’94 e nuovo grazie a facce nuove e giovani da presentare alle elezioni. S’irriterebbe e non poco Grillo a sentir questi ragionamenti e s’arrabbierà se mai leggesse queste righe, ma sono i numeri e non solo la logica a dire che lui e il “vecchio” pescano almeno in parte nello stesso mare elettorale. Differenza fra i due sta nell’anagrafe e nel metodo: Berlusconi preferisce ancora la vecchia e cara, oltre che sua, televisione per conquistare voti mentre Grillo, più giovane, preferisce affidarsi al web. Differenza anche tra i rispettivi messaggi ma, come un razzo a più stadi, Berlusconi e Grillo ne hanno uno in comune di stadio, quello abitato da ex elettori di Berlusconi affascinati da Grillo e ora sulla via del ritorno a casa.
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