ROMA – Si è candidata a portavoce del Movimento 5 Stelle a Roma una ex collaboratrice di Forza Italia e Lega Nord, di Claudio Scajola e Francesco Belsito. Se ne sono accorti, via web ovviamente, i militanti grillini. Ha varato tra mille polemiche il comico/politico un regolamento rigidissimo per l’accesso alle candidature, ma Toto ‘u curtu, almeno in questo caso, il regolamento l’ha rispettato e la candidatura dell’ex forzista è valida.
L’imbarazzante candidata risponde al nome di Cecilia Petrassi, un nome che alla stragrande maggioranza delle persone non dirà nulla. È infatti la Petrassi della politica un’illustre sconosciuta. Sconosciuta perché per venti anni ha lavorato sì in politica, ma dietro le quinte. Sempre lontana dalla ribalta mediatica ma sempre vicina, anzi vicinissima, a quelli che i fan di Grillo giudicano il nemico numero uno, l’appestato, la fonte dei mali italiani: il politico di professione.
Ma se fare il politico, checché ne dica Grillo non è una colpa, e tanto meno è una vergogna lavorare a fianco di uno di loro, qualche imbarazzo lo suscitano i nomi per cui la Petrassi ha lavorato: Scajola e Belsito. Il primo, l’ex ministro, è quello dell’ormai celeberrima casa comprata a sua insaputa all’ombra del Colosseo. Mentre il secondo, Belsito, è l’ex tesoriere della Lega Nord. Quello dei diamanti e dei rapporti dubbi con personaggi legati alla criminalità organizzata, della paghetta al “Trota” e altre amenità del genere. Le due vicende è vero, quella di Scajola come quella di Belsito, devono ancora trovare un epilogo giudiziario che faccia luce sui fatti e, è ancor più vero, la Petrassi non risulta in queste “storiacce” coinvolta. Ma è senza dubbio il suo un curriculum discutibile, soprattutto per chi si propone come portatore dell’antipolitica, del nuovo e del pulito.
Le proteste, le critiche dei grillini non si sono fatte attendere e hanno inondato il web, naturale terreno di confronto del popolo di Grillo. Una situazione imbarazzante che potrebbe essere risolta con un semplice tratto di penna, cancellando il nome della Petrassi dai possibili papabili al ruolo di portavoce. Ma, c’è un “ma” grosso come una casa: la Petrassi non è escludibile, ha rispettato tutti i paletti imposti dal regolamento e quindi ha pieno diritto ad aspirare a quel ruolo per cui si è candidata.
Il duo Grillo/Casaleggio ha varato non molto tempo fa una serie di regole per evitare che sul carro dei vincitori, il loro, salisse Toto ‘u curtu. Per evitare cioè che tra i grillini spuntassero infiltrati e figuri non in linea con il pensiero del movimento. O almeno questa era l’intenzione da loro dichiarata. Secondo altri invece, quelle a volte cervellotiche regole, sarebbero utili più a tener fuori i nemici interni, i dissidenti. Sia come sia sembra evidente che il Toto ‘u curtu di turno sul carro sia riuscito a salire. Tanto è vero che alla Petrassi il massimo che si è potuto chiedere è di fare un passo indietro e rinunciare alla candidatura. Escluderla d’imperio sarebbe infatti un abuso, difficilmente giustificabile.
Una questione questa limitata alla cronaca romana per il momento ma una vicenda che, al di là dei nomi, riporta l’attenzione sulle selezioni, sul modo di scegliere le persone all’interno del movimento di Grillo. La Petrassi potrà infatti aver sposato totalmente la causa dei 5 Stelle, ma è evidente che il suo profilo sembra essere esattamente quello che il regolamento doveva tener fuori, almeno nelle intenzioni. Delle due l’una quindi: o il regolamento non funziona come dovrebbe, e va quindi rivisto, o il suo obiettivo è un altro e allora si può tenere così com’è, Petrassi compresa.
I commenti sono chiusi.