Melfi, in 20 rinunciano al posto in Fiat: “Abbiamo una laurea…”

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Lo stabilimento di Melfi

MELFI – Avranno certamente avuto le loro buone e rispettabilissime ragioni, ma stupisce apprendere che a Melfi, nella fabbrica Fiat, pardon Fca, circa il 5% dei nuovi assunti abbia rinunciato al posto dopo appena pochi giorni di lavoro. Accusarli di essere mammoni o scansafatiche sarebbe ingiusto e semplicistico, ma in un Paese che viaggia con una disoccupazione sopra al 12% e dove il 40% dei giovani è in cerca di lavoro, è un dato che merita una riflessione.

“Alcuni di coloro che hanno lasciato – spiega Emanuele De Nicola, numero uno della Fiom Basilicata – non si aspettavano di finire a lavorare in linea. I requisiti richiesti erano alti”. “Non tutti coloro che hanno fatto domanda di assunzione abitano nel circondario di Melfi”, aggiunge Roberto Di Maulo, numero uno del Fismic, altra sigla sindacale di categoria.

Mansioni e difficoltà nel raggiungere la fabbrica quindi tra le motivazioni più quotate sul perché delle rinunce. Siamo a Melfi, nella fabbrica che è tornata ad assumere grazie al successo di mercato di Jeep Renegade e Fiat 500X, i due nuovi modelli realizzati nello stabilimento lucano. “Mille nuove assunzioni” aveva annunciato Sergio Marchionne a gennaio dagli Usa. Di questi mille i primi 300 sono già stati selezionati e sono entrati in fabbrica. E proprio nella selezione risiederebbe la prima causa degli abbandoni che sono, dice De Nicola, “tra 15 e 20”.

Per questo primo gruppo di 300 assunti infatti le società interinali avevano selezionato ragazzi sotto i 30 anni, diplomati con una votazione non inferiore a 85/100 o laureati. Il motivo per cui i requisiti richiesti erano così alti lo spiega il responsabile auto della Fim, Ferdinando Uliano: “Chi fa parte di questo primo gruppo di assunti dovrebbe diventare in futuro un team leader”. Dovrebbe, in sostanza, assumere l’incarico di responsabile di una squadra di operai e per queste posizioni è richiesto un livello di istruzione superiore. Dovrebbe però assumere in futuro questo ruolo mentre, appena entrati in fabbrica, ai nuovi assunti spettava la catena di montaggio, e anche “se nelle fabbriche moderne la distinzione tra colletti bianchi impegnati negli uffici e tute blu addette alla produzione è ormai superata” ,come afferma Uliano, questa prima ‘destinazione’ può aver scoraggiato chi, ad esempio, in fabbrica era arrivato con una laurea in ingegneria.

“Le voci di fabbrica – scrive Paolo Griseri su Repubblica – raccontano di ingegneri che dopo pochi giorni hanno chiesto un colloquio con la direzione spiegando ai capi reparto che non si aspettavano di svolgere il lavoro di linea. ‘Uno di loro avrebbe posato a terra il paraurti che stava montando’ gettando metaforicamente la spugna, aggiunge De Nicola”.

Oppure, o in aggiunta, il motivo delle rinunce potrebbe andar cercato nella scomodità e nella difficoltà che gli operai devono affrontare per raggiungere lo stabilimento Fca. “Non tutti coloro che hanno fatto domanda di assunzione abitano nel circondario di Melfi”, dice di Maulo. “In media – aggiunge Uliano – i dipendenti occupati in linea trascorrono ogni giorno due ore in pullman”.

Quale che siano le ragioni degli abbandoni, resta il dato di una ventina di giovani assunti che hanno scelto di rinunciare al posto appena ottenuto. “Non sono certo grandissimi numeri”, risponde il Lingotto aggiungendo che “appena si è diffusa la notizia delle nuove assunzioni a Melfi siamo stati sommersi dalle domande di lavoro. Ne sono arrivate decine di migliaia”. Intanto, per i prossimi 700 da assumere, come spiega Uliano, i requisiti richiesti sono stati abbassati.

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