ROMA – Ogni giorno, da quattro giorni su tutti i giornali e in tutte le televisioni cifre e numeri della legge di Stabilità, quella che decide dei soldi pubblici e di conseguenza privati. Cifre, risultati e notizie che annunciano, riportano, registrano. E ciascuno fa i suoi conti su tasse, pensioni, sgravi, aumenti…
In realtà le cifre dei giornali e i conti di noi tutti sono come gli exit-poll elettorali: durano qualche ora, la loro validità non va più in là. Sono simulazione delle legge vera così come gli exit poll sono simulazioni delle elezioni vere. Ma non è colpa dei giornali e delle televisioni almeno stavolta. Ci è cascsto anche Obama, anche il Dipartimento di Stato statunitense…chissà se ci casca la Commissione Europea. Il fatto è che la legge di stabilità ancora non…è. C’è, ma anche no.
E’ stata, almeno apparentemente, la causa dell’esplosione di Scelta Civica, ha creato malumori tanto nel Pd quanto nel Pdl, non è piaciuta ai sindacati, specie alla Cgil, è poca cosa per Confindustria ed ha raccolto il plauso del presidente americano Obama.
Un bilancio davvero niente male per una legge che di preciso, nero su bianco , ancora non c’è. È la Legge di stabilità, quella che deve tracciare le linee della finanza e dell’economia del nostro Paese per i prossimi anni, quella che doveva sancire l’addio all’Imu, l’avvio della ripresa economica, il calo delle tasse su impresa e lavoro e rappresentare per il governo Letta forse il più duro dei banchi di prova, quella legge di cui tutti parlano e di cui tutti, o quasi, si lamentano e che in realtà ancora non c’è.
Non c’è perché il governo ancora non l’ha scritta tutta, procede a scriverla a spizzichi e bocconi. Non è ancora scritta a tre giorni dalla sua “approvazione” in Consiglio dei ministri (cosa hanno approvato?). Non è ancora tutta scritta a tre giorni da quando il testo doveva obbligatoriamente essere inviato a Bruxelles, all’Unione Europea per vaglio e approvazione e non per semplice comunicazione e conoscenza. Non è ancora tutta scritta e, quando sarà finalmente scritta, comincerà il lavoro di riscrittura, quello che farà il Parlamento. Perchè la legge di stabilità è un disegno di legge che i partiti possono ridisegnare. E lo faranno, fino all’ultimo giorno e all’ultimo articolo e sub articolo, fino al 31 dicembre, fino allo sfinimento.
“Visto che Obama ha apprezzato la manovra, vuol dire che ha letto il testo. Le Camere ancora no”. Con questa battuta Elvira Savino (Pdl) ha sintetizzato lo stato dell’arte della legge di stabilità. Stato dell’arte che Enrico Marro, sul Corriere della Sera, descrive così: “Ieri (17 ottobre, giovedì) sera il testo definitivo della legge di Stabilità approvata dal consiglio dei ministri di martedì non era ancora pronto. I tecnici stavano lavorando alla formulazione finale dei testi per sciogliere gli ultimi dolorosi nodi”.
Nonostante questo, sulla fondamentale legge, fioccano i commenti, per lo più critici, e si sprecano gli articoli dei quotidiani. Articoli che però, letti nell’insieme, mostrano e svelano le nebbie che sul testo gravano. Per Repubblica ad esempio ci sarà il contributo di solidarietà per le pensioni più ricche, da 150mila euro in poi. Contributo che invece è sparito dalla legge per il Corriere della Sera. A leggere sempre il Corriere della Sera si contano che le “tasse nascoste”, leggi aumenti delle accise su carburanti e tabacchi, nel prossimo triennio a ben 20 miliardi. Miliardi di tasse nascoste che invece per il Sole 24 Ore si fermeranno invece a dieci.
E poi il peso della neonata Tasi, più salato rispetto all’Imu per il giornale diretto da Ezio Mauro, almeno per il post 2014: “A quanto si legge, il tetto del 2.5 per mille, inserito all’ultimo dal governo per evitare la stangata, sarà valido solo e soltanto per il 2014. Dal 2015 si tornerà a correre e il nuovo tetto sarà l’aliquota massima della vecchia Imu: dunque 6 per mille sulle prime case. E 10.6 per mille sulle seconde”. Tesi se non smentita almeno non condivisa da altri organi di stampa.
Una legge in realtà ancora da scrivere e che, quando sarà scritta, sarà da riscrivere. Perché se i commenti e le critiche di oggi appaiono forse prematuri, preannunciano certo un difficile iter parlamentare con presumibili e diffuse modifiche. I due principali partiti di governo sono infatti più che critici. Il Pdl tutto denuncia le troppe tasse inserite, e questo specie in considerazione del fatto che la tassa sugli immobili non è affatto sparita, cambia solo nome e conserva tutto il suo peso.
Il Pd, per bocca del viceministro Stefano Fassina, appoggiato dal segretario dei democratici Guglielmo Epifani, boccia il testo denunciando la “mancanza di collegialità” nel formularlo e, soprattutto, la mancata nuova spesa pubblica. Il Pd e soprattutto la Cgil che con Susanna Camusso parla di “governicchio”, volevano non solo meno tagli alla spesa ma più spesa. Diversa la posizione di Matteo Renzi, che del Pd sempre fa parte, e che il partito si appresta, presumibilmente, a guidare. Renzi giudica timida, molto timida quasi nulla la diminuzione di tasse su impresa e lavoro, insomma il meno Irpef per Renzi nei fatti non c’è nelle legge.
Il terzo partito di governo, Scelta Civica, sulla legge di stabilità è definitivamente esploso. Il fondatore Mario Monti si è dimesso. I sindacati, Susanna Camusso in testa, parlano di una manovra che potrebbe portare “a licenziamenti di massa”. E con lei il leader Cisl Bonanni, che si dice pronto alla “mobilitazione”. Più tenera Confindustra, che comunque chiede una maggiore incisività sulla questione cuneo fiscale. Gli stessi ministri del governo poi, che la legge dovrebbero consegnare alle Camere, mostrano qualche dubbio sulla qualità del testo. Il ministro del Lavoro Giovannini, auspica un intervento anche a favore dei più poveri. Il collega dello Sviluppo Flavio Zanonato dice che in Parlamento la legge potrà migliorare.
La legge, annunciata martedì, giovedì non aveva ancora assunto forma di testo e, a venerdì, quello che si registra sono per più commenti e chiacchiere. Verba volant, scripta manent…