ROMA – Un manifesto politico e culturale, un’estetica della vita, non una chiacchierata con una ragazza un po’ naif, questo è l’intervista trasmessa da “L’ultima Parola”, intervista a Terry De Nicolò. Lette, interpretate, scherzate e odiate, le parole di una delle tante del “bunga–bunga team” portano con loro un qualcosa in più di quello che le ha fatte rapidamente accantonare e “declassare” a gossip: non sono le farneticazioni o il punto di vista un po’ bizzarro di una ragazza, ma sono un manifesto culturale di una generazione, o almeno di una parte rilevante di essa. Una parte di società che la pensa in questo modo, e che vive secondo questo modello, una parte di società figlia e madre del berlusconismo.
“Sei sei racchia e fai schifo devi startene a casa. Io non sopporto la morale di sinistra, secondo la quale dobbiamo stare tutti a casa e guadagnare duemila euro al mese. Se sei onesto non riesci a fare business”. Un compendio, sintetizzato in tre frasi, di quello che una fetta di italiani pensa. L’onestà non paga, per fare soldi bisogna essere furbi. E fare soldi è lo scopo ultimo di tutte la azioni, ad ogni costo e sfruttando ogni arma anche, e soprattutto se sei donna, il proprio corpo. E chi non può perché “racchia” peccato, si accontenterà di un’esistenza peggiore.
Il manifesto del partito comunista di Marx ed Engels, redatto oltre un secolo e mezzo fa, era un filo più organico e meno sbrigativo. E anche il manifesto del futurismo, di Marinetti, aveva alle spalle un ragionamento più complesso. Ma queste differenze non devono trarre in inganno, non solo quello che è ben scritto e pensato può esser manifesto di un pensiero, di una politica, di un sogno o di uno stile di vita. Anche le affermazioni un po’ ridicole e slegate dalla realtà, come quella che i “poveracci” si accontentano di duemila euro al mese, possono avere la stessa valenza culturale. In particolar modo in un’epoca e in una società come la nostra, dove la cultura somiglia sempre più ad un disvalore e la “furbizia” viene eletta a virtù somma. In un contesto simile è quasi fisiologico che la miglior portatrice di queste istanze sia, non un filosofo, ma una piccola arrivista “fatta da sé”.
Terry De Nicolò, ancor prima di essere la comunicatrice del manifesto del bunga bunga, è l’incarnazione perfetta del prodotto e dell’aspirante tipico di quel manifesto. In rete e sui giornali fioccano critiche e commenti, in alcuni casi anche a favore delle “tesi” esposte nell’intervista, ma nessuno ha “preso sul serio” quelle parole. Rapidamente e in blocco accantonate come gossip o poco più. Mentre quelle parole andrebbero lette e ascoltate, interpretate da sociologi e persino anche da qualche studioso del pensiero, perché rappresentano una parte dell’Italia. E quasi certamente la conclusione di tali studi sarebbe che, purtroppo o per fortuna, il manifesto dell’orgoglio escort rappresenta una parte di noi italiani.
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