SAVONA – Originarie della lontana Cina sono arrivate in Italia via Francia, probabilmente da Bordeaux. Sono le vespe velutine, meglio note come vespe killer. Innocue per l’uomo, almeno nella misura in cui possono essere innocui degli animali che mettono a rischio il 76% della produzione alimentare europea. Le vittime preferite delle velutine sono infatti le api, quelle api che producono il miele e dalla cui impollinazione dipende l’84 per cento delle specie di piante e, appunto, il 76 per cento della produzione alimentare.
Arrivate nel vecchio continente probabilmente al seguito di qualche pianta importata dalla Cina una decina di anni fa, le vespe killer hanno prima colonizzato la Francia, per poi spingersi a Nord, sino al Belgio. Clima ideale, mite e umido, hanno consentito alla velutina di riprodursi e moltiplicarsi, dividendosi in colonie. Dopo il Belgio l’invasione ha puntato nuovamente a Sud, alla Spagna, e ora, dopo Madrid, le vespe killer si stanno muovendo verso est, verso l’Italia.
È di pochi giorni fa la notizia che a Loano, in una delle postazioni scientifiche sorvegliate dal dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell’Università di Torino, è stata catturata una velutina. Specie questa che è inserita nella black list mondiale delle specie invasive redatta dall’Unione mondiale per la conservazione della natura.
Spietate, intelligenti e organizzate le vespe killer sono le nemiche innaturali, almeno fuori dalla Cina, delle api da miele. Api da miele che sono assolutamente indifese di fronte a questo nuovo nemico venuto da lontano. Mentre infatti le colleghe cinesi hanno, in milioni di anni di evoluzione, sviluppato delle tecniche di difesa, non altrettanto hanno potuto fare le api nostrane.
Sono invece rodatissime e più che efficaci le tecniche d’attacco sviluppate dalle velutine. Attaccano a volo radente, come gli elicotteri in “Apocalipse Now”, colpiscono le api sentinella di vedetta all’ingresso degli alveari, ne fanno strage e trascinano via i corpi per poterli poi mangiare, con calma, nei loro nidi. Di fronte a cotanta organizzazione le api sono in facili vittime. Gli attacchi continuano per giorni e alle nostre api da miele non resta che un’arma: il veleno del loro pungiglione, ma è una difesa comunque suicida. Può accadere che qualche arnia sacrifichi le sentinelle ad esempio, per permettere a un’ape assaltatrice di colpire il killer con il pungiglione e ucciderlo.
Secondo gli scienziati, però, l’unica difesa efficace sarebbe la stessa usata contro i calabroni europei: formare un palla di api che inglobi le velutine, per poterle uccidere una alla volta. Anche questa però è una strategia difensiva assai onerosa in termini di vittime perché, per ogni velutina, servono almeno 15-20 api, e queste ultime, più piccole e meno forti, rischiano il massacro.
Il primo esemplare maschio è appena stato catturato in provincia di Savona ma, dalla Francia, arriva la notizia di quello che l’invasione delle valutine può comportare. Lo racconta Wanda Valli su Repubblica:
“In Francia ha trovato l’habitat ideale, clima mite, umidità. Si è riprodotta a ritmi impressionanti. E in pochi anni è diventata un’emergenza nazionale: interrogazioni parlamentari, piani del governo, manifestazioni degli agricoltori. Nel biennio 2009-2010 gli apicoltori d’Oltralpe hanno ridotto del 40 per cento la produzione di miele a causa sua, con perdite per milioni di euro. È partita la caccia ai nidi delle velutine, solo nel 2012 ne sono stati distrutti 1500, ogni intervento arriva a costare fino a mille euro. E sono state ritrovate 15.000 carcasse di api da miele, vittime della vespa sterminatrice”.
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