Un documentato articolo di Annalisa Cuzzocrea spiega, su Repubblica, come i cittadini grillini si siano garbatamente ribellati all’idea che si possa fare il parlamentare a costo zero. o quasi. Cioè che i famosi “soltanto 2.500 euro al mese” sono un mto insostenibile. E giustamente. Il 48 per cento di loro ha votato per tenersi le altre indennità (diaria e spese per l’ufficio), a prescindere dai costi documentati. Chi vorrà dare “il resto”, lo darà su base volontaria. Mentre rimane fissata la cifra dello stipendio in 5.000 euro lordi, con gli altri 5.000 da devolvere a un fondo da costituire.
E’ la conclusione scontata di un promessa sbandierata in campagna elettorale, e che difficilmente sarebbe stata mantenuta. Per ragioni ovvie per tutti, tranne per coloro che hanno accolto il M5S e Beppe Grillo come l’arrivo del Messia o del Profeta.
Che cosa c’era di sbagliato nella politica “a costo zero”? C’era di sbagliato che, comunque, i parlamentari incassano 10.000 euro lordi e, a prescindere dalle rinunce, su questa cifra pagano le tasse: che, a loro volta, sono progressive , a seconda del reddito che il parlamentare percepisce. Dipende dall’aliquota individuale, che deriva dal cumulo con altri eventuali redditi. Cioè, ognuno su quei 10.000 paga le tasse dovute, poi è padrone di spendere quel che resta, poco più di 5.000 euro, di darli in beneficenza o di regalarli al Movimento. Come accade a tutti gli altri cittadini italiani.
Per la diaria e per le spese di ufficio è diverso, essendo queste esentasse. La diaria di 3.500 euro al mese è una misura giusta per chi, ogni giorno, deve vivere a Roma, cento euro al giorno non sono una roba da Creso. Tagliuzzando qua e là si può anche risparmiare qualcosa, ma la maggioranza dei “cittadini” prende tempo per misurare le spese e poi decide che la restituzione dell’avanzo eventuale ognuno lo stabilisca per sé.
I bravi grillini hanno capito, a maggioranza, che in campagna elettorale ognuno piò promettere quel che vuole, anche di tagliarsi una mano. Ma che, a cose fatte, si rende conto che forse la mano potrà servirgli. La realtà dei fatti lo aiuta a comprendere che le fantasie in politica valgono per le dichiarazioni in tv, poi arriva il momento di saldare il conto all’albergo, pagare il ristorante, il treno, l’aereo, il taxi e dare anche qualche mancia (senza scontrino).
Niente di male, anzi. Ma per favore, da oggi cominciamo a distinguere fra chi ruba e chi prende la giusta paga per il suo lavoro. Le demagogie alla fine ricadono pesantemente su chi pensa che gli italiani sono bravi solo quando sono d’accordo con noi, altrimenti sono fessi
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