Beppe Grillo, il guru del nuovo che avanza, non finisce di stupire. Eroe della democrazia diretta, cioè democrazia del Web, ogni tanto perde le staffe. Si può capire, quando gli danno del fascista e dell’ antisemita, quando i suoi stellati trasgrediscono e votano Piero Grasso, quando attaccano il suo sodalizio con Gianroberto Casaleggio, anima nera del grillismo. Meno si può capire quando liquida come “schizzi di merda” le critiche che gli arrivano via Web. Naturalmente gli schizzatori sarebbero “prezzolati” per attaccarlo.
La novità induce a un paio di considerazioni.
La prima è che Beppe Grillo sta facendo il salto dalla cosiddetta Società civile alla politica. Non sopporta le critiche, non ammette che qualcuno possa pensarla diversamente da lui, considera la sua “maestà” superiore alle critiche di cicchessia e ovviamente i suoi diffamatori sono pagati da qualcuno. Notate qualche differenza con i politici della Prima e della Seconda Repubblica, eccezion fatta per l’uomo di gomma Giulio Andreotti? Beppe Grillo è più insofferente di Ciriaco De Mita, di Bettino Craxi e di Achille Occhetto messi assieme. E lasciamo perdere Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro, Massimo D’Alema, Gianfranco Fini e compagnia.
La seconda considerazione si basa su un fatto che ha dello stupefacente. Beppe Grillo, che parla solo via Web, non sopporta chi usa il Web per contraddirlo. Sia ha l’impressione ci si tratti di una concezione leninista della Rete. C’era più democrazia nelle vecchie sezioni del Pci, dove ogni tanto qualcuno si poteva dire la sua senza essere linciato.
Il comico genovese, che pensa di aver inventato la Rete, si offende se qualcuno usa lo strumento in maniera diversa da come piace a lui. Non riesce a farsene una ragione. Forse sarà il caso che si renda conto di una novità non secondaria. Se un signore in giacca e cravatta guida la delegazione di un partito al Quirinale, esce dalla sua primigenia condizione di descamisado per entrare nel doppiopetto del mondo politico.
A quel punto, la prima cosa che gli può accadere è prendersi, anche via Web, qualche pernacchia di ritorno, di quelle che lui ha generosamente messo in copione per i “politici”. O il Web degli altri è solo schizzi?
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