Pier Luigi Bersani insegue Beppe Grillo da 40 giorni. Silvio Berlusconi lo scavalca a sinistra e riscende in campo con le sue proposte-choc che da Beppe Grillo sembrano mutuate. Anzi il Cavaliere fa di più e di meglio: scippa al comico in pensione la madre di tutte le bandiere.
Tenetevi forti: “Basta finanziamento pubblico ai partiti”. L’uomo di Arcore, che si era proclamato nuovo Alcide De Gasperi, indossa con la stessa disinvoltura la maschera del tribuno genovese.
Sabato 13 aprile, a Bari, Berlusconi lancerà il suo nuovo “contratto con gli italiani”, non sappiamo ancora se ci sarà Bruno Vespa a porgergli la stilografica. Sappiamo però che il Cavaliere sarà più generoso di promesse come mai negli ultimi venti anni.
Via l’ Imu 2013, rimborso per l’ Imu 2012, assunzioni a tempo indeterminato per giovani, disoccupati e cassintegrati, sgravi alle aziende, compensazione di Irpef, Iva, Tarsu e di ogni altro acronimo possibile.
E, infine, ma solo infine, riforma della giustizia, così buttata lì come se la cosa non gli interessasse più di tanto. Tutto ciò mentre gli ambasciatori di Pdl e Pd scavano la strada fra Palazzo Grazioli e via del Nazareno, a Roma, alla ricerca disperata di un accordo con Bersani.
Il nuovo travestimento “grillino” è soltanto un po’ in ritardo, ma prima o poi sarebbe arrivato. Berlusconi è uomo di marketing e di sondaggi. Non può permettersi di spararla meno grossa di Beppe Grillo, né restare col cerino in mano. Così apre subito una campagna elettorale “da sinistra” promettendo di più e di meglio di Grillo.
E poi il Cavaliere è uomo di azienda, sa fare di conto. Abolire oggi il finanziamento pubblico ai partiti, sarebbe un grosso danno soprattutto per Bersani, che ha diritto alla quota maggiore. Lui, che per Forza Italia e per il Pdl s’è svenato, punterà qualche altra fiche sulla propria “resurrezione”. E pazienza se a pagarla saranno soldi dello Stato che non ci sono. Il famoso liberalismo alla amatriciana con pancetta lombarda.
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