Se Renzi ce la fa, moriremo democristiani

Se Renzi ce la fa, moriremo democristiani
Matteo Renzi dà il cinque a Pier Ferdinando Casini dopo il discorso al Senato (LaPresse)

ROMA – Se Matteo Renzi riuscirà a fare quel che ha promesso, quanto parziale e limitato, scamperemo il pericolo di morire grillini e moriremo democristiani. Il suo discorso al Senato è stato il più “renziano” possibile, nei toni e nei contenuti.

La rottura del galateo è, in questo quadro, l’ultimo dei problemi. Ha parlato a braccio, consultando ogni tanto il suo brogliaccio. Ha teatralizzato l’intervento, come ha sempre fatto nei comizi e nella direzione del suo partito il Pd. Ha tenuto quasi sempre una mano in tasca, in questo preceduto nel 2006 dal neoeletto presidente del Senato, Franco Marini. Sostanzialmente, ha recitato la parte di Matteo Renzi, l’antigrillo delle istituzioni che pensa possibile una “rivoluzione” positiva per questo Paese, al contrario del Beppe nazionale che promette soltanto fuoco e fiamme alla Casta e a tutti i suoi derivati.

Ma sarebbe sbagliato ridurre Renzi a linguaggio e mimica. Renzi ha rilanciato il pensiero del “fare”, non quello berlusconiano ma quello democristiano. Sembrava l’Amintore Fanfani degli anni sessanta del secolo scorso, quello che promise e realizzò la riforma dell’agricoltura, le case popolari, l’industrializzazione del Mezzogiorno, la riforma della scuola. Era la Dc che combatteva il comunismo facendosi socialdemocratica e riducendo all’irrilevanza i partiti laici e socialisti. Fanfani aveva sui banchi dell’opposizione gente come Palmiro Togliatti e l’unico modo per arginare i comunisti era quello di far crescere il Paese. Diverse erano le condizioni rispetto all’oggi, ovviamente. Ma anche se Grillo non è Togliatti, Renzi sa che il pericolo viene dai banchi dei Cinque Stelle e che bisogna togliere loro l’acqua nella quale nuotano.

Se il neo-presidente del consiglio ci riuscirà, è tutto da vedere, ma non ci vorrà molto per capirlo. Se ci riuscirà, il Pd dovrà fare i conti con un segretario che, pur non venendo dalla tradizione social-comunista, sarà lui a guidare l’ingresso del partito nel gruppo del socialdemocratici europei. Risultato sorprendente o eterogenesi dei fini, morire democristiani non sarà poi così male. Con buona pace di Luigi Pintor e di noi che ci avevamo creduto ai tempi che furono.

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