Berlusconi e la Costituzione: obiettivo Repubblica presidenziale assoluta, senza equilibrio di poteri

Giuseppe Giulietti
Giuseppe Giulietti

«Basta volgarità contro di me, sono stato eletto dal popolo…». Questo è ormai diventato il mantra berlusconiano, lo ripete lui, lo intona il suo servizio d’ordine, sempre, comunque, dovunque.

Non si tratta di una litania, ma della colonna sonora che accompagnerà il tentativo di mutare la costituzione, di abbattere l’attuale presidenza della Repubblica, di delegittimare la corte costituzionale e la stessa funzione giudiziaria e di porre sotto controllo l’intero sistema televisivo. Questo processo è stato ben descritto su questo giornale da Marco Benedetto. Berlusconi cerca di creare un rapporto tra il voto e la funzione di garanzia, negando le radici stesse del pensiero liberal democratico che si fonda sulla divisione dei poteri e sulla necessità di non subordinare le funzioni di garanzia al mutare dei governi e delle maggioranze. Berlusconi sta oggi tentando un rovesciamento di questo principio: la legittimità del potere si fonda unicamente sul consenso, anzi sulla forza, e a questo principio si dovrebbero adeguare magistrati, giornalisti, funzionari pubblici, senza distinzione alcuna. Non casualmente chi non si allinea rischia di terminare nella nuova lista di proscrizione: la lista degli anti italiani.

Non si tratta di una novità, già in altre stagioni questa espressione aveva conosciuto una certa popolarità. Negli anni precedenti il fascismo ed anche durante il ventennio la medesima categoria concettuale e poliziesca era stata utilizzata per schedare, diffamare e colpire coloro che non intendevano piegarsi allo spirito dei tempi. La stessa definizione venne usata anche contro gli ebrei regolarmente nati in Italia e residenti da secoli nella penisola, anche loro erano anti italiani perché avevano pratiche e credenze diverse da quelle della maggioranza.

La categoria dell’antitaliano è profondamente pericolosa perché tende ad espellere la critica a demonizzare chi si oppone a schiacciarlo sul versante dei nemici della patria. Si tratta di uno schema illiberale, da avvelenatore dei pozzi, tipico di chi vuole nascondere il suo reale obiettivo dietro i fumi della retorica e della propaganda.

Nei prossimi giorni la campagna proseguirà e si porrà l’obiettivo di arrivare in tempi medio brevi alla realizzazione di una vera e propria repubblica presidenziale a reti unificate, fondata sul rapporto tra un capo e la sua folla. In quel momento saremo usciti dal consesso delle democrazie europee eredi dalla rivoluzione francese e delle lotte di liberazione contro il nazifascismo, il razzismo la xenofobia.

Chiunque abbia ancora a cuore i valori costituzionali, comunque collocato o schierato, farebbe bene a lasciar cadere polemiche e risse da cortile a dedicare tutte le energie alla costruzione di una grande muraglia della solidarietà attorno al presidente Napolitano e a quegli organismi di garanzia che hanno il compito di tutelare le libertà generali contro ogni forma di arbitrio e di conflitto di interesse, due metastasi che stanno corrodendo l’Italia.

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