ROMA – Giuseppe Turani ha scritto questo articolo dal titolo “Elezioni, tutto torna a Renzi”, anche per il sito Uomini & Business:
Ormai è tutto il giorno che tutti discutono di queste elezioni. In realtà è tutto abbastanza chiaro. Il Pd non ha vinto in Liguria e in Veneto. Il caso Liguria è il più semplice da decifrare. Le ragioni della sconfitta sono almeno due. Da una parte, la pessima gestione precedente (targata Pd), quasi non definibile. Inoltre, c’è stata la dissidenza dei civatiani. Un’avventura inutile, quest’ultima, ma che comunque un certo danno lo ha portato.
La candidata non c’entra niente. In passato il popolo di sinistra ha eletto persino Di Pietro (in Toscana), figurarsi una signora come la Paita. Adesso i civatiani si accaniscono contro di lei mentre sono loro i maggiori colpevoli per quello che è successo. Hanno combinato un gran casino per niente. E, non sapendo come venirsene fuori, parlano di “laboratorio Liguria”. Se l’insegnamento è che la sinistra-dem lavora per far vincere le destre, forse è meglio che di questi laboratori se ne aprano pochi. La mia impressione, poi, è che Civati e Cofferati, comunque, non sarebbero riusciti a ottenere nemmeno quei pochi voti: dietro ci deve essere lo zampino della Cgil. Altro “laboratorio” di sciocchezze.
E veniamo all’altra regione dove il Pd non ha vinto, il Veneto. Non so perché (forse solo perché è molto carina) si è scatenato un dileggio continuo di Alessandra Moretti. Colpa sua se il Veneto non è stato conquistato. Giudizio ingeneroso. Si sapeva che il Veneto, da sempre, è un feudo leghista (una volta era un feudo democristiano). L’assalto a questa regione era molto temerario e difficile. E la Moretti ha accettato di correre i rischio, sapendo probabilmente che avrebbe perso (si vedrà poi come verrà ricompensata, se lo sarà). Ha fatto una campagna elettorale senza risparmio. E’ andata ovunque. Ma ha perso, come da previsioni. Brava e coraggiosa.
Chiarite queste due vicende, resta il quadro generale. E il quadro generale è che il Pd rimane comunque al centro dei giochi. E Renzi rimane al centro del Pd. Qualcuno ha scritto che, senza di lui, il Pd non esiste nemmeno più. Può non piacere, ma questo è vero. Via lui, rimangono figure sbiadite e già consumate, prive di appeal e di idee.
Il difetto del Pd è che dentro ha ancora una componente non forte, ma fastidiosa, di gente che sta sognando la lotta di classe (contro chi non si sa bene). O che ritiene che per uscire dalla crisi sia necessario fare altri debiti e/o una patrimoniale e altre stramberie del genere.
Ma, ripeto, con tutti i suoi difetti, il Pd resta al centro dei giochi: alla sua sinistra non c’è lo spazio per niente. Civati e Cofferati dovrebbero già averlo capito (la Camusso arriverà ultima), ma continueranno nella loro piccola avventura perché altro non possono fare. Non appena imbarcheranno gli altri disperati (Sel, Rifondazione, Ingroia, ecc.) cominceranno a litigare e la cosa finirà lì. Se la Cgil si esporrà molto nell’appoggiare questi professionisti dell’estremismo, anche per il sindacato verranno tempi bui.
Se questo è il quadro generale della sinistra, quello della destra è ancora più facile. Salvini e grullo sembrano un po’ esaltati, ma quest’ultimo in realtà sta perdendo un milione di voti all’anno e non ha in mano niente: nemmeno una regione piccola. Niente. Tutti quello che i cinque stelle potranno fare è organizzare un po’ di rumore qui e là, come loro solito.
Salvini delira e dice che vuole andare al governo. Non accadrà mai. E anche se dovesse riuscirci con lo staff di cui dispone e con la linea politica scelta (via dall’euro) durerebbe una settimana, forse meno. Quello che non dice è che sta svuotando Forza Italia e di fatto ha quasi sterminato Berlusconi: si tratta di un travaso, non di liquidi, ma di voti. Con tutti quei voti può difendere il suo posto di segretario della Lega, ma niente altro. In conclusione: la destra italiana è in un vicolo cieco. E, visti i personaggi e le idee su cui può contare, la ripresa eventuale non arriverà tanto presto. Forse bisognerà aspettare la prossima generazione.
Alla fine, insomma, tutto torna nelle mani di Renzi. Il quale dovrebbe capire che di annunci ne ha fatti davvero tanti. Adesso è ora di mettere insieme qualche opera. Meglio se buona.