ROMA – Pensioni d’oro e di bronzo. Matteo Renzi è stato di parola con i pensionati
e, con la legge di stabilità 2015, non ha toccato le pensioni. Era nelle previsioni, ma in politica le sorprese sono all’ordine del giorno.Matteo Renzi, prima di prendere qualsiasi decisione, aspetta, come mi è stato autorevolmente detto, le sentenze della Corte Costituzionale sia sulla perequazione sia sui prelievi ex legge 147/2013.
Non temo gli emendamenti, perché il Governo ha l’arma del ricorso al voto di fiducia, arma che fa decadere gli emendamenti.
Prendendo le distanze dai suoi predecessori Mario Monti e Enrico Letta, che sembravano ingaggiati in una sfida all’ultimo sangue con la Corte Costituzionale, Matteo Renzi ha assunto una posizione corretta e realistica e, almeno per il momento, ha rinunciato a perseguitare i pensionati. Se è vero che in Italia la pensione di milioni di pensionati è attorno ai 500 euro a mese, non è giusto di questo fare colpa ai pensionati che godono di assegni superiori e anche molto superiori.
La pensione è conseguenza degli anni lavorati e dei contributi versati e non è colpa dei “pensionati d’oro” se hanno fatto carriera e occupato posizioni di responsabilità che hanno portato con sé retribuzioni elevate.
Non si può rimediare a una diseguaglianza sociale cercando una compensazione all’interno di una categoria. Questo è corporativismo, che credevamo finito con il fascismo.
Se ingiustizia c’è e se lo Stato ritiene che le fasce più debili dei cittadini anziani debbano avere di più non si può che plaudire. I soldi per i pensionati poveri, quale che sia la ragione della loro povertà, devono venire dallo Stato stesso e al finanziamento devono contribuire tutti i cittadini attraverso il Fisco, non solo i pensionati, in una assurda compensazione corporativa fascio-comunista.
I commenti sono chiusi.