ROMA – Appena qualche giorno fa l’agenzia francese Reporter sans frontieres assegnava all’Italia uno degli ultimo posti in Europa in materia di libertà di informazione, da oggi forse potremmo riuscire ad agguantare l’ultimo posto, di sicuro abbiamo già conquistato il diritto alla nomination in un eventuale Oscar da assegnare al censore più stupido.
Questo singolare primato spetta di diritto al Ministero dei Beni culturali guidato da Lorenzo Ornaghi, che ha invitato il Maxxi di Roma, Museo d’arte moderna diretto da Giovanna Melandri, a non ospitare in questi giorni la proiezione in anteprima del documentario “Girlfriend in coma” di Annalisa Piras e di Bill Emmott, per oltre un decennio direttore dell’Economist, non esattamente un settimanale di ispirazione bolscevica.
Il film documentario, basato su una rigorosa ricostruzione dei fatti e dei documenti, racconta il declino italiano, la parabola discendente, le speranze tradite, le possibilità di uscire dalla palude etica e dal disastro socio economico.
Il tutto raccontato e girato senza nulla concedere alla facile demagogia e ai toni da comizio, tanto è vero che la pellicola era stata programmata e gli inviti già spediti, senza che alcuno provasse il brivido del proibito.
Perché mai allora esporsi ad una simile figuraccia che ha avuto il solo risultato di sollevare una ondata di indignazione e non solo in Italia, di amplificare l’attesa per il film e, soprattutto, di svelare l’intrinseca stupidità del censore e della censura?
Non sappiamo se ad assumere la decisione finale sia stato il pio ministro Ornaghi, ma comunque sia andata e chiunque sia stato a pensare una simile bestialità, sarà il caso di chiedere scusa al regista, di rispedire gli inviti, e di richiamare in sala il pubblico e possibilmente anche il proiezionista.
[In serata è arrivata la replica del Ministero dei Beni Culturali, battuta dall’Agenzia Ansa. Tutta la responsabilità viene scaricata sul Maxxi: Il ministero dei beni “non ha dato disposizioni in merito alla proiezione del documentario Girlfriend in a coma prevista il 13 febbraio all’auditorium del Maxxi di Roma”. Lo sottolinea il Mibac precisando che il Maxxi “è una fondazione di diritto privato le cui decisioni sono assunte dagli organi competenti”.
E alla fine Giovanna Melandri ha dichiarato all’Ansa che la decisione è tutta sua: ”Mi dispiace per Emmott e per le proteste, ma non cambio idea: ho detto no all’anteprima di Girlfriend in coma il 13 febbraio perché sono convinta che sia mio dovere tenere fuori la campagna elettorale dal Maxxi, che è un museo pubblico, finanziato dai contribuenti”].
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