Spari a palazzo Chigi: no alle armi, sì alla critica

Chiunque non voglia rinunciare alla arma della critica ha il dovere di esercitare la più implacabile critica delle armi e del loro uso.

Le indagini stabiliranno se chi ha sparato davanti a Palazzo Chigi sia uno folle o qualcos’altro, ma nel frattempo sarà doveroso non concedere nulla a chi vorrebbe stabilire indecorosi parallelismi tra il gesto di uno ” Squilibrato” e il governo ” Squilibrato”, come pure qualcuno ha pensato bene di scrivere su Facebook o di lanciare su Twitter.

palazzo chigi luigi preiti
Luigi Preiti a terra dopo la sparatoria

Non scherziamo con le cose serie e soprattutto non concediamo alibi di nessun genere alle pistole, da chiunque maneggiate e con qualsiasi finalità.

Questo paese ha già pagato un alto tributo di sangue e non può permettersi altre giornate simili.

In queste ore sarà davvero il caso di rispettare il lavoro degli inquirenti e di stringersi attorno ai carabinieri e alla signora feriti davanti a Palazzo Chigi, senza inquinare ulteriormente l’ambiente con comizi, strumentalizzazioni, parole cariche di odio e di risentimento reciproco.

Non servono alibi per lo sparatore, non servono neppure le battute alla Gianni Alemanno, il sindaco di Roma, alla ricerca dei cattivi maestri e dei mandanti morali.

Nessuno usi questo episodio né per colpire il neonato governo, né per tacitare chi ha legittimamente deciso di opporsi.

Isolare i violenti, di qualsiasi natura e colore, è un obbligo morale e politico, perché la critica implacabile dell’uso delle armi é la condizione essenziale per poter esercitare la più rigorosa critica delle idee e magari anche dei governi che non ci piacciono.

 

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