ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo “Renzi a fine corsa?”
Quanta benzina ha ancora Renzi nel serbatoio? E quanta ne ha quindi l’Italia? Secondo alcuni, anche abbastanza autorevoli, molto poca. Si dice che, a causa del rallentamento dei Brics, nel nostro orizzonte immediato (l’anno prossimo) ci sarebbe, forse, una recessione mondiale. Un evento che scriverebbe la parola fine all’avventura di Renzi e del cambiamento italiano.
Ma stanno proprio così le cose? Per fortuna no. Il rallentamento ci sarà. Se nel 2014 il commercio mondiale ha avuto una crescita del 4 per cento, adesso ci stiamo assestando sul 2,5 per cento. Poi si risalirà al 3,6 per cento. Si tratta quindi di una crisi passeggera.
Crisi che non dovrebbe avere grossi riflessi sull’economia italiana per almeno due ragioni. La prima è che il rallentamento riguarda paesi con i quali, in fondo, non abbiamo poi grandi rapporti commerciali. Ma soprattutto perché abbiamo un sistema di aziende medie (il famoso Quarto Capitalismo) molto agile e molto flessibile, certamente in grado di assorbire la frenata prevista nel commercio mondiale.
L’orizzonte di Renzi, quindi, rimane sempre quello del 2018.
Con una preoccupazione, però. E’ difficile poter andare avanti apportando alla macchina Italia piccoli aggiustamenti di volta in volta. Si è sempre detto che l’arma più forte nelle mani di Renzi è la velocità, è il correre. Ma c’è anche la necessità di fare sempre qualcosa di nuovo.
Non ha una grande maggioranza e quindi sarà difficile vederlo usare le maniere forti per disboscare, ad esempio, la pubblica amministrazione italiana. Però, per essere chiari, forse non si può tirare avanti così fino al 2018.
Esiste anche l’ipotesi, cioè, che Renzi si trovi costretto, dai fatti, a dare un colpo secco a quella vecchia Italia che dice di voler cambiare. E, se si dovesse arrivare a quel punto, non si sa se potrà uscirne vincente o perdente.
In sostanza, i problemi di Renzi, e dell’Italia, vengono tutti dalla politica interna, non dalla congiuntura internazionale. Chi agita il possibile spettro della recessione mondiale, lo fa solo per spingere Renzi a fare una sortita disperata: o la va o la spacca.
Che cosa abbia in testa lui non si sa. L’unica cosa chiara è che non deve fare la “grande mossa” nel giro di pochi mesi. La buona congiuntura gli regala ancora un po’ di tempo. Ma forse non fino alle elezioni del 2018.