INDIA, NEW DELHI – Il leader della destra Narendra Modi, che secondo gli exit polls ha stravinto le elezioni in India, e’ considerato come un ‘falco’ e un decisionista in materia di politica economica. Da 12 anni alla guida dello stato nord occidentale del Gujarat, il politico del partito Bharatya Janata Party (Bjp) ha puntato la sua campagna elettorale sulle sue capacita’ di garantire un governo efficiente e senza corruzione.
Il suo e’ un successo personale basato sull’immagine di “uomo che si e’ fatto da se'” in contrasto con il rivale Rahul Gandhi, erede di quarta generazione della famosa dinastia che ha dominato la storia dell’India moderna. L’ex venditore di te’ di Ahmedabad e’ stato pero’ per diversi anni un ‘pariah’ nel suo stesso partito a causa dei sospetti di complicita’ nei massacri di centinaia di mussulmani durante disordini scoppiati nel 2002 nel suo Stato. Le accuse non sono mai state provate, ma ancora oggi l’aspirante premier e’ sulla lista nera delle persone ‘non grate’ negli Stati Uniti.
Soltanto alla fine dello scorso anno, e’ riuscito a imporsi ai vertici del Bjp scalzando l’anziano leader Lal Krishna Advani, sostenitore di una visione dell’India come ‘patria degli indu’ che nel 2009 era stata bocciata dagli elettori che hanno preferito il laico Congresso dell’italo indiana Sonia Gandhi. Nel suo programma elettorale, Modi si e’ concentrato maggiormente sulle riforme e sul rilancio della crescita che negli ultimi anni del governo dell’economista sikh Manmohan Singh e’ scesa al di sotto del 5%.
Ed e’ per questo motivo che ha potuto contare sull’appoggio della classe industriale che, secondo alcuni, avrebbe contribuito ampiamente alle spese della sua costosa campagna elettorale. Ma e’ anche riuscito a canalizzare la ‘voglia di cambiamento’ soprattutto della nuova classe emergente e dei giovani. La vittoria del barbuto politico, che solo di recente ha ammesso di essersi sposato all’eta’ di 17 anni di non avere mai divorziato pur vivendo separato dalla moglie, e’ vista con apprensione negli ambienti liberali.
In una lettera al quotidiano The Guardian, un gruppo di intellettuali e artisti indiani, tra cui Salman Rushdie, aveva denunciato l’ascesa di Modi come “dannosa per il futuro dell’India quale Paese che predilige gli ideali dell’inclusione e della protezione per tutto il suo popolo e le comunita’”. In aprile, il settimanale britannico The Economist in un articolo dal titolo “L’India merita qualcosa di meglio che Narendra Modi”, ricordava l’oscuro passato del politico del Gujarat e si schierava a favore di Rahul Gandhi.